
Se anche tu pensi che, con il passare degli anni, la vita smetta di sorprendere, ti sbagli di grosso. Specialmente se sei convinto che l’avventura sia strettamente collegata alla tua età, toccando picchi altissimi in gioventù e raggiungendo la noia mortale con l’anzianità, tieniti pronto a cambiare idea. A dimostrarlo è un parterre femminile di tutto rispetto: Susan, che alla morte del marito viene a conoscenza di tutti i suoi scabrosi segreti, scoprendo di essere indebitata fino al collo. Julie, preoccupata per la sua vecchiaia ed impiegata alla casa di riposo, attanagliata dal timore di quando toccherà a lei farsi lavare il sedere da un estraneo. Jill, la classica nonna con le mani che profumano di burro e che tenta ogni raccolta fondi possibile per aiutare la figlia a racimolare il denaro necessario per sostenere i costi dell’operazione che potrebbe salvare la vita al nipote. Infine Ethel, la briosa vecchietta di 130 chili costretta su una sedia a rotelle e dal gergo scurrile degno del più comune scaricatore di porto. Sarà la banda improbabile formata dalle quattro donne a tentare il colpo colossale: svaligiare la banca locale e scappare con la refurtiva in Costa Azzurra. I due obiettivi da tenere a mente sono ben chiari; il primo: cambiare finalmente le loro vite e smettere di considerarsi come qualcosa di già concluso, in rotta di collisione verso il progressivo deterioramento. Il secondo: farla franca. È proprio riguardo quest’ultimo punto che il detective Boscombe sembra non voler sostenere le criminali, seguendole come un segugio fino in capo al mondo dimenticando spesso, o quasi sempre, i limiti che gli impone il suo distintivo...
John Niven è l’acclamato autore scozzese di successi come Uccidi i tuoi amici, Maschio bianco etero e A volte ritorno. Anche in Le solite sospette lo stile di scrittura di Niven è inconfondibile, ricco di riferimenti satirici, situazioni tragicomiche, personaggi perfettamente costruiti, dialoghi frizzanti e profonde riflessioni sociali. In ogni suo volume, dietro le risate che ne scaturiscono, si nasconde la volontà di lasciarsi alle spalle gli stereotipi più comuni della società moderna. Raccontando di Susan, Julie, Jill ed Ethel, l’autore vuole combattere contro il senso di inadeguatezza, immobilità ed inefficienza legati all’immaginario dell’anzianità. Ne è una chiara rappresentazione l’ospizio in cui lavora Julie, popolato da demenza senile e ricoperto di liquidi corporei. Non è questo ciò che deve essere connesso al ‘diventare vecchi’ ed è esattamente da questo ideale comune che, come fanno le nostre protagoniste, bisogna scappare. La vita, ci spiega Niven, non va in un unico senso. Immobilità e noia subentrano quando siamo noi ad abbandonarci ad esse, indipendentemente dalla data di nascita indicata sui nostri documenti. Le quattro protagoniste diventano le paladine delle loro coetanee, dimostrando che con il giusto appoggio e la giusta determinazione, chiunque può... commettere un reato! Inteso ovviamente come ‘qualcosa di grande’. Una scrittura travolgente da regalarsi quando si sente il bisogno di qualcosa assurdo e reale allo stesso tempo, che trasmetta energia, consapevolezza e che strappi qualche sincera risata. Se esistesse un modo per iniziare a leggerlo senza restarne poi incollati per tutto il giorno, lo direi. Tuttavia, non esiste.