
Le due sorelle Lacroix sono entrambe maritate. Léopoldine, donna cinica che i nipoti chiamano zia Poldine, con un uomo che poco dopo il matrimonio è stato ricoverato per tisi in un sanatorio in Svizzera da cui non ha fatto più ritorno. Dalla pur breve unione è nata Sophie, che ormai è una giovane viziata e superba che addebita la colpa del suo stato claudicante alla cugina. Mathilde, invece, è sposata a Emmanuel Vernes, un uomo introverso che ha preso possesso dell’ultimo piano della casa, in cui trascorre le giornate restaurando quadri e dipingendo tele di mediocre valore raffiguranti unicamente i tetti grigi di Parigi. Dalla loro unione coniugale sono nati due figli: Geneviève, che attualmente ha diciassette anni, è cagionevole di salute e rivela una profonda devozione religiosa, e il fratello Jacques, che invece si è avviato verso una brillante carriera da notaio. Per la comunità di Bayeux, sia le due donne che tutti i famigliari che dimorano in quell’abitazione ampia e borghese posta su tre livelli, sono denominati “i Lacroix”. Il cognome dell’antico notaio da cui discendono le due sorelle. Nonostante l’apparenza benestante lasci intendere all’esterno che si tratti di una famiglia non solo agiata ma anche serena, in verità ognuno dei componenti del nucleo appare tormentato da sentimenti di odio e rancore l’uno rivolto nei confronti dell’altro senza un’apparente motivazione…
Prosegue incessante la meritevole attività della casa editrice Adelphi dedita a proporre all’attenzione dei lettori italiani le opere letterarie del prolifico Georges Simenon. Esse sono davvero numerosissime, tante che ci assale il sospetto che egli abbia trascorso la sua intera esistenza all’interno della letteratura nella convinzione che solo attraverso di essa sia possibile svelare la vera natura umana. Un sospetto che si rafforza in noi anche al termine dalla lettura del presente testo. Un romanzo nel quale a fare da protagonista della storia è la ragnatela vischiosa di un odio invalicabile che avvolge tutti i personaggi senza concedere loro alcuna forma di scampo e rendendoli chiusi ad ogni forma di redenzione. Dalle sorelle Lacroix ai loro famigliari essi consumano, dunque, la loro esistenza in un clima pietrificato di velenoso rancore a seguito di un mistero vetusto e arcano che il lettore è indotto a scoprire lentamente nel corso della narrazione. Ricorrendo come sempre ad una scrittura dallo stile fluido ed elegante, Simenon rivela ancora una volta di possedere il raro pregio di sedurre il lettore coinvolgendolo emotivamente in un racconto spoglio di dialoghi, che si dipana nell’angusto spazio di una sola stanza. La forza del romanzo sta nello scavo psicologico, nella padronanza quasi noncurante con cui l’autore orchestra gli atteggiamenti umani e nell’intreccio della storia che via via si complica e nello stesso tempo si chiarisce. Ma soprattutto una riflessione su quanto sia fragile la nostra arrendevolezza dinanzi alle forze che ci spalancano le porte dell’abisso. È un libro che non deve passare inosservato, perché ci si rende conto della sua preziosità solo dopo averlo percorso fino in fondo ed esserne diventati riconoscenti fruitori.