
Kentaro è il proprietario di un antico studio di tatuaggi del quartiere di Asakusa ed è uno dei pochi a usare ancora il tebori, la tecnica tradizionale che prevede aghi finissimi per elaborare disegni completamente a mano. Nemmeno i gangster della Yakuza riescono a sopportarne il dolore. Naomi ha diciotto anni, occhi chiari e luminosi. Si presenta nello studio di Kentaro con una richiesta: un tatuaggio su tutta l’ampiezza di schiena, braccia e cosce, che ritragga per intero la città di Tokyo. Solo la città, niente persone. Kentaro decide, comunque, di inserire una sua firma personale all’interno del disegno: una gatta calico formata da due piccole chiazze di colore a definirne i contorni, posta davanti la statua del cane Hachiko, accanto al famoso incrocio di Shibuya. Dopo qualche altra sessione, però, Kentaro si rende conto che la gatta non è più al suo posto, ma si muove continuamente, all’interno del tatuaggio, di quartiere in quartiere… Ohashi nella sua vita precedente era un famoso rakugoka, un narratore di monologhi comici, figura tipica della cultura giapponese. Adesso, invece, abita in un capsule hotel abbandonato, con la sola compagnia di una gatta calico dagli scintillanti occhi chiari. Passa le giornate in giro per i quartieri della città a raccogliere lattine nei bidoncini della spazzatura posti accanto ai distributori automatici di bevande, per poi scambiarle con qualche moneta nei centri di raccolta. Una volta a settimana si reca presso un minimarket Lawson, dove il giovane Makoto gli porge un sacchetto con un po’ di cibo prossimo alla scadenza. Di sera, invece, passa a trovare i suoi amici in un campo di senzatetto finché non finisce insieme a loro in una specie centro di accoglienza per barboni con le sbarre a porte e finestre, in seguito a una retata…
Questo romanzo di Nick Bradley, scrittore nato in Germania da genitori inglesi che dopo la laurea in Letteratura ha vissuto per un decennio in Giappone, è un mosaico di racconti. La narrazione salta da un personaggio all’altro, da una storia all’altra e da un quartiere all’altro. Filo conduttore è una gatta calico, un tipico gatto domestico di qualsiasi razza con la peculiarità di avere un mantello dal pelo tricolore, che appare e scompare in giro per la città di Tokyo, coprotagonista del romanzo insieme al felino. I personaggi che vi appaiono sono soltanto delle comparse sullo sfondo della capitale giapponese. È possibile percepire un accenno delle loro vite nel momento in cui vengono idealmente illuminati dal cono di luce di un lampione in strada o lungo la banchina di una stazione ferroviaria, prima di sparire e tornare di nuovo nell’ombra, fagocitati dalla megalopoli in perenne movimento all’interno di un treno della Yamanote Line o di uno dei locali di ritrovo serale dei salarymen e delle office ladies. Il passare del tempo, da capitolo a capitolo, è scandito con i cambi delle stagioni nei diversi quartieri, che seguono con precisione il disegno del tatuaggio di Naomi. L’arrivo della primavera, infatti, è descritto con il rito dell’hanami sotto i sakura del Parco Ueno, mentre l’estate si palesa con il festival dell’omatsuri, una delle tante festività shintoiste organizzate per le strade della città, generalmente dedicate all’augurio o al ringraziamento per un raccolto rigoglioso, una buona salute, la crescita sana dei figli o la prosperità della famiglia. Bradley descrive la cultura giapponese alla perfezione, senza nasconderne anche i lati più oscuri, come la yakuza, i bordelli, le soapland, i love hotel, fino al razzismo verso i gaijin, gli stranieri. Anche Tokyo non è la scintillante città dell’immaginario collettivo, che si appresta a ospitare le Olimpiadi del 2020 con gioia ed entusiasmo. Al contrario, ne vengono messi in luce gli aspetti più oscuri, come la necessità di fare piazza pulita degli indesiderabili, i senzatetto, per fare spazio a nuove costruzioni legate al villaggio olimpico o l’alienazione percepita da tutti i suoi abitanti, sentimenti che lasciano, anche nel lettore, un senso di cupezza e oppressione.