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Le streghe buone

Le streghe buone

Agostina a dodici anni lavorava presso una famiglia di contadini, annaffiava i campi di frumento, faticava. Nella pausa pranzo invece di sedersi a tavola andava a sdraiarsi tra l’erba nel tentativo di smaltire la fatica. È la maggiore di tanti fratelli e crede con tutta se stessa, anche oggi che è madre, che ai bambini bisogna far conoscere la campagna, la natura, perché i ragazzi di oggi benché abbiano studiato, non sono in grado di riconoscere una formica. Anche Iris vive in campagna e moltissime persone vanno da lei dopo essere state al pronto soccorso, come Agostina conosce la ricchezza della natura, suggerisce rimedi e pomate. È una guaritrice e come tante altre donne come lei conosce quelle che vengono chiamate “tecniche di guarigione tradizionale”, che hanno le loro radici nella convinzione di un potere arcano racchiuso in simboli, gesti, immagini e parole. Una su tutte la segnatura, una tecnica che si avvale di un segno unito a scongiuri, preghiere o parole che vengono tramandate di generazione in generazione quando si avvicina la morte del guaritore. Ma chi sono, i guaritori? Hanno veramente misteriosi poteri? Cosa ne decreta la fama? Qual è il limite tra credenza e stregoneria e perché anche le persone più razionali possono scegliere di affidarsi all’intervento di questi guaritori?

Questa indagine antropologica è iniziata nei primi anni Novanta, inizialmente nelle campagne dell’Emilia Romagna intorno a Correggio, ad opera di Antonella Bartolucci, antropologa e ricercatrice per l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali di Bologna e presso il Centro Studi Etno-Antropologici della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. Ne è emersa una realtà che ha evidenziato come quasi tutti i guaritori intervistati abbiano un’estrazione contadina, con un basso tasso di scolarità, e come in prevalenza siano donne. Lo studio analizza come la segnatura possa essere considerata un atto terapeutico, per molti un’alternativa alla medicina ufficiale. La lunga durata di questa indagine ha permesso di registrare anche cambiamenti sociali che hanno modificato la modalità di trasmissione di questo sapere, che prima avveniva tra suocera e nuora e invece ora tra nonna e nipote, e di come l’avvento delle nuove tecnologie ha permesso di poter accedere a queste pratiche, una volta relegate alle abitazioni private dei guaritori o delle guaritrici, raggiungibili oggi anche via skype.