
Sapete cos’è il laran? Se la risposta è no, vuol dire che non avete mai letto un romanzo del ciclo di Darkover. Se la risposta è sì, allora la spiegazione che seguirà per voi sarà del tutto superflua (e vi autorizzo a saltarla a piè pari). Dovete sapere che, al tempo delle prime esplorazioni spaziali, una nave terrestre precipitò sul quarto dei sette pianeti in orbita intorno alla stella Cottman. Interrotti i contatti con la Terra, i superstiti furono costretti a reinventarsi una vita su quello che più tardi sarà da loro battezzato Darkover. Mancando metalli pesanti, su Darkover non fu possibile raggiungere uno sviluppo tecnologico pari a quello della Terra, ma i coloni poterono compensare questa perdita grazie al laran, uno straordinario potere psichico trasmesso ai discendenti delle unioni tra terrestri e chieri, la razza nativa di Darkover. Il possesso delle facoltà paranormali determinò la formazione di una sorta di classe dirigente, i Comyn, riconoscibili anche dalla folta capigliatura rossa...
È a Marion Zimmer Bradley, superba e rimpianta evocatrice di universi letterari, che si deve la creazione del meraviglioso, ammaliante, seducente mondo alternativo di Darkover. Per costruirlo, pezzo dopo pezzo, le ci sono voluti più di venti romanzi, ambientati in varie ere della storia del pianeta. A questi si devono sommare una serie di antologie “fiancheggiatrici” – come Le torri di Darkover, appunto – che raggruppano racconti di autori diversi, ma curati dalla stessa Zimmer Bradley, e che certo contribuiscono ad aumentare ulteriormente lo spessore e la complessità dell’universo darkovano. Il filo tematico di questa raccolta è il laran (le torri del titolo sono i luoghi deputati alla pratica delle facoltà psichiche), indagato da varie angolazioni sia da autori già noti che da esordienti – oltre che dalla stessa “titolare” (in In dieci minuti). I risultati sono piuttosto disuguali, perché molto diversi ne sono gli autori, sia per sensibilità che per stile (la fortissima discontinuità tra una storia e l’altra credo sia il problema di fondo di ogni antologia). Un’operazione editoriale del genere è chiaramente indirizzata, più che al neofita, a uno scaltrito lettore della saga, l’unico che possa godere di tutti i riferimenti e gli ammiccamenti ai romanzi del filone principale. Ma in fondo, anche per chi di Darkover ignora tutto o quasi, questi racconti potranno risultare godibili e in un certo senso tentatori: dopo aver incontrato banshee e uomini-gatto, Amazzoni e Comyn, sarà molto difficile resistere alla tentazione di una più prolungata esplorazione delle fantastiche terre di Cottman IV.