
Leonardo Sciascia è un marito e un padre premuroso, un nipote molto legato alle tre zie, dalle quali ha appreso l’arte di narrare storie e verso cui prova un profondo sentimento di riconoscenza. Ma qual è il rapporto di questo immenso scrittore con le donne che si pongono al di fuori della sua cerchia familiare? Con chi si confronta, con chi collabora e con chi, invece, si scontra? Stima le donne, si interessa realmente ai loro gusti e ai loro bisogni? Per trovare risposta a questi interrogativi, è bene rintracciare le donne con cui Sciascia si è relazionato e sentire dalla loro viva voce il racconto del loro rapporto reciproco. Barbara Alberti, per esempio, è una donna che pare l’esatto opposta del letterato siciliano. Lui è riservato e di poche parole, lei è loquace e disinvolta. Lui è un uomo del sud, lei risiede nel cuore della nostra penisola. Lei ha fatto della televisione uno dei più frequentati luoghi di lavoro, lui è fortemente critico nei confronti del mezzo televisivo. Eppure la loro è un’amicizia importante e lo dimostra uno scambio epistolare di una ventina di lettere, datate 1978-79, periodo in cui la donna non è ancora celebre come oggi, ma è già brillante e parecchio discussa. L’amicizia, spiega la Alberti, nasce dopo la pubblicazione del secondo libro della donna, Delirio, al quale lei lavora con grande passione, ma che viene demolito da una serie di critiche durissime. Unica voce fuori dal coro è quella di Sciascia, che le scrive una lettera di sostegno, che Barbara vive come un vero e proprio toccasana. Altro personaggio femminile che incrocia la sua esistenza con quella di Sciascia è Dacia Maraini. Quest’ultima, è cosa nota, attacca lo scrittore e gli rimprovera l’approssimazione dei giudizi a proposito delle presunte matriarche siciliane. Pare quindi che tra i due esista una distanza incolmabile. Nulla di più sbagliato. Quello che di certo c’è tra queste due figure dall’intelligenza non comune è, prima di tutto, una profonda stima reciproca...
Da dove nasce l’accusa di misoginia che da sempre pare aleggiare, insieme al fumo delle sue immancabili sigarette, intorno alla figura tutt’altro che imponente dal punto di vista fisico, ma assolutamente autorevole e per questo gigante di Leonardo Sciascia? Come ha potuto quest’uomo, così parco di parole, centellinate a una a una proprio perché ne riconosce da sempre l’importanza e il valore, essere additato come figura maschile che non solo non apprezza e scredita l’universo femminile, ma non fa nulla per scrollarsi di dosso l’immagine che le sue parole hanno creato? Forse tutto ha origine dall’intervista che lo scrittore rilascia nel 1974 – anni in cui il femminismo cerca di imporre la sua voce e i suoi ideali nel nostro Paese – a Franca Leosini. Durante lo scambio di pensieri con la giornalista, Sciascia parla di un matriarcato responsabile di trasmettere un bagaglio di disvalori, a suo giudizio, di chiaro stampo mafioso. Non contento, rincara la dose e si dichiara contrario – anzi, perplesso – all’idea della donna che sceglie di “abbandonare” il focolare domestico e lavorare fuori casa. A dare un’immagine diversa allo scrittore siciliano – che parrebbe a questo punto indifendibile – ci pensa Rossana Cavaliere, che racconta il rapporto che dodici donne più tre, per parafrasare il titolo di un’opera di Sciascia, hanno avuto con lo scrittore di Racalmuto, contribuendo così a restituire un’immagine diversa rispetto a quella di solito sdoganata. Barbara Alberti, Dacia Maraini, Bianca Cordaro, Francesca Scopelliti, Elisabetta Sgarbi sono alcune tra le figure femminili che, attraverso le domande della Cavaliere, raccontano una figura diversa rispetto a quella cui da sempre si è abituati. Quello che emerge è un uomo attento agli altri, donne incluse, e desideroso di contribuire a regalare gioia in chiunque incroci il suo cammino; una figura un po’ paterna che adora coccolare gli altri e prendersene cura; un mecenate che si rallegra quando scopre nuovi artisti; un padre amorevole che, con la figlia Anna Maria, sveste i panni di “monumento della letteratura italiana” ed è semplicemente un uomo. Una lettura illuminante che, mentre delinea i contorni di una figura immensa e ne svela aspetti inconsueti, racconta uno scampolo d’Italia abitata da personaggi intriganti e meritevoli di essere indagati e conosciuti più nel profondo.