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L’ermellino muore

L’ermellino muore

Catania, pochi mesi prima della caduta del Muro di Berlino. È una sera di aprile quando Alessandra incontra Patrizio, l’amore che le cambierà la vita. La ragazza se ne sta seduta con le amiche in una pizzeria della città dal nome stravagante, “Pippo passami l’olio”, dopo aver lavorato come ogni giorno nella piccola libreria poco distante. Quel lavoro le è necessario per non gravare troppo sulla famiglia ma le piace perché la libreria è piena di libri di nicchia a basso costo ed è frequentata da appassionati e fedeli lettori. È mentre mangia una pizza Margherita sfogliando qualche pagina di un celebre romanzo, Orgoglio e pregiudizio, che ne percepisce la presenza. Sta riflettendo su un passaggio del romanzo in cui Darcy giudica Elizabeth Bennet “appena passabile” e voltandosi lo vede. Patrizio è un ragazzo con la testa rasata, i jeans con la piega e un improbabile maglione tirolese. È bellissimo, tanto che le sue amiche non riescono a staccargli gli occhi di dosso e iniziano a ridacchiare lanciandosi sguardi eloquenti. Alessandra e Patrizio iniziano a parlare cercando di mettersi in difficoltà a vicenda con giochi di parole e critiche indirette anche se sanno entrambi che quell’incontro cambierà per sempre qualcosa nelle loro vite. Nasce così l’innamoramento e il desiderio di pensare a un futuro insieme. Un futuro che trova però dinanzi a sé molteplici difficoltà e che li costringerà a maturare una difficile decisione: quella di lasciare la loro amata Sicilia…

L’ermellino muore è l’intenso romanzo di Piero Isgrò, giornalista catanese che ha operato anche al TG1 nella redazione cultura e già noto per la pubblicazione di precedenti romanzi e testi quali Il musicista e l’imperatore, La bambina francese, La sposa del Nord e Finisce la notte. La storia appare sapientemente costruita sia nel suo intreccio narrativo sia, soprattutto, nella capacità linguistica che si presenta come ammantata da uno stile denso, visionario e plastico. Grande abilità dimostra l’autore nelle descrizioni, sempre veritiere e ricche di particolari così da consentire al lettore un’esatta visualizzazione dello scenario nel quale si svolgono le vicende costruite. Ogni pagina trasuda un piacevole senso di appartenenza e particolarità di un territorio folcloristico con tutte le sue caratteristiche e i suoi segreti. Allo stesso modo i dialoghi appaiono calibrati e credibili anche se riproposti in un perfetto italiano depurato da quelle inflessioni del dialetto siciliano che avrebbero arricchito ulteriormente l’opera donandole ancora più credibilità e fascino. Il tema dell’amore, delle peripezie sentimentali ed esistenziali dei personaggi sono costruite in modo limpido e mai scontato, lontano da cliché o stereotipi solitamente presenti in romanzi di tale genere dando ancora più forza alla narrazione. La storia mette in scena un senso più ampio che ci racconta l’epopea di tanti ragazzi italiani che in ogni tempo, anche in quello presente, sono stati costretti a emigrare altrove per costruirsi un futuro. Un romanzo, dunque, meritevole di lettura sia per l’intensità dei contenuti che per la forma stilistica che veicola gli stessi.