Salta al contenuto principale

L’Esegesi 2-3-74

L’Esegesi 2-3-74

Quando ha concepito l’universo in cui si muovono i protagonisti del suo romanzo Ubik – riflette lo scrittore Philip K. Dick – ha voluto un mondo che differisce dal nostro in un unico, decisivo aspetto: gli manca la forza motrice in avanti del tempo. Ma allora Dick pensava al tempo “in termini kantiani, come una modalità della percezione soggettiva”, non sospettava nemmeno che si potesse concepire il tempo come una forza dinamica e soggetta a input esterni. Ora invece percepisce che il tempo si sta indebolendo, che potrebbe in teoria persino azzerarsi, scomparire. Da questo fenomeno potrebbe derivare la tendenza di “materiale” (immagini, informazioni, energie) a filtrare dal futuro verso il presente o anche improvvisi sbalzi all’indietro del presente verso il passato prossimo, “come una puntina su un disco che scivola su un solco precedente, che ha già suonato e che riprende a suonare come se niente fosse successo”. Di questi ultimi sbalzi non si riesce ad avere consapevolezza, magari solo l’istinto o vaghe sensazioni o sogni ci segnalano l’anomalia temporale, ma nel caso di passaggio di materiale da futuro a presente il fenomeno è percepibile, sebbene non sempre comprensibile o spiegabile da chi lo avverte. È il caso di Dick, che recentemente, “nel picco iniziale del riversamento del Santo Altro” in lui, ha visto “come agente attivo una lettera illuminata rossa e oro simile a un’entità plasmatica dal futuro che stava organizzando pezzi e frammenti qui”. Si è convinto di aver visto il Logos – legge universale che regola l’universo, Spirito Santo, Dio –, elettrostatico e vivo, proveniente dal futuro, colmo di saggezza e santità: un’energia bioplasmatica di tipo orgonico che è penetrata in lui, e in lui ha provocato e sta provocando profondi cambiamenti, vere e proprie mutazioni che Dick vuole raccontare in tempo reale…

Febbraio 1974. Philip k. Dick vive ad Orange County, in California, con la moglie e un figlio piccolo. Ancora stordito da una piccola dose di penthotal che il dentista gli ha somministrato dopo un intervento al dente del giudizio, lo scrittore va ad aprire la porta: aspetta la consegna di un farmaco antidolorifico, ma il fattorino è una ragazza che indossa un ciondolo a forma di pesce, il simbolo dei primi cristiani. Appena lo vede, Dick prova una intensa sensazione di consapevolezza, capisce che è successo “qualcosa” di decisivo nella sua esistenza. Marzo 1974. Durante due notti indimenticabili lo scrittore ha delle visioni psichedeliche su un’entità che definisce Logos e riceve messaggi da una radio che continua a parlare anche dopo che la spina è staccata dal muro. Riceve poi un volantino per posta che lui chiama Lettera Xerox (probabilmente propaganda politica) e che interpreta come un’oscura minaccia. Sconvolto da questi avvenimenti – che Dick ritiene tutti parte di un unico disegno coerente – inizia a tenere una sorta di diario che battezza Esegesi 2-3-74 (riferendosi a quei fatidici mesi). Una vera esperienza trascendentale, una rivelazione mistica o semplicemente il sintomo di una patologia neurologica o psichiatrica, causata forse anche dalle droghe? Nessuno può dirlo con certezza. Alla fine quel diario occuperà più di 8000 fogli di carta scritti a mano tra 1974 e 1982 soprattutto durante lunghe, febbrili notti insonni. Dopo la morte di Dick tutto il materiale, che giaceva ammucchiato in un garage, viene ordinato in 91 raccoglitori dal suo amico Paul Williams. Nel 1984 Jay Kinney pubblica un Sommario dell’Esegesi, fotocopia tutti i fogli e ne fa un inventario. Gli anni passano e il testo nascosto nei raccoglitori assume i connotati di una leggenda presso gli appassionati. A metà degli anni Novanta Williams decade dal ruolo di esecutore testamentario di Dick e il materiale passa ai figli dello scrittore. Dopo qualche anno di silenzio, l’ambiente editoriale è scosso dalla notizia che Jonathan Lethem (autore di science-fiction postmoderna molto apprezzato anche negli ambienti letterari “che contano”) e Pamela Jackson (studiosa dell’opera di Dick e ricercatrice alla University of California di Berkeley) sono al lavoro su una edizione critica dell’Esegesi 2-3-74. Questo è solo il primo volume, attenzione: sono circa 1000 pagine eppure non siamo nemmeno al 15% del totale. È un lavoro che potrebbe durare decenni, o magari tutta una vita. E anche leggerlo integralmente non è impresa da poco. Come scrivono i curatori nell’introduzione, gli scritti filosofici e teologici di Dick “rimangono senza paragone nella loro tumultuosa urgenza, nella loro verve metaforica, nel loro carisma di autosatira e nella loro appartata intimità (così come nella loro furente ripetitività, cocciutaggine, insicurezza ed elusività)”. Tra l’altro Dick usa le trame dei suoi tanti romanzi come fossero da una parte visioni profetiche del senso alfine in via di rivelazione, dall’altra una sorta di codice da utilizzare per interpretare correttamente la realtà, in un gioco di autocitazioni del tutto incomprensibile (e oltretutto immerso in un magmatico flusso di coscienza già di per sé oscuro) per chi non conosca bene la sua produzione letteraria.