Salta al contenuto principale

L’estate che resta

L’estate che resta

La prima volta che Giulia incontra Cristi è nella cucina della nonna di quest’ultima, Ida. È estate e non può essere che così, dal momento che per diversi anni le due sono destinate ad incontrarsi solo durante i mesi caldi. Giulia nota che Cristi ha una massa di capelli biondi che le arrivano alle spalle e sembra diversa da lei, taciturna e magra com’è. Sta mangiando una pesca con la buccia e, quando Giulia si presenta, Cristi fa una specie di gesto di saluto con la mano libera, poi le volta le spalle e si rivolge alla nonna. La madre di Giulia rassicura Ida, confermandole che per la figlia non sarà affatto un problema dedicarsi alla piccola Cristi, dare una mano o tenere d’occhio quella bambina che arriva da Bologna e di cui la nonna sta raccontando le difficoltà scolastiche, la brutta pagella e la fretta eccessiva con cui Lilli, la madre, è ripartita immediatamente dopo averla consegnata alle sue cure. Cristi, intanto, ha finito la pesca e se ne è messa il nocciolo in tasca. Giulia la guarda con disgusto ma l’altra neppure lo nota. Indossa una maglia scolorita, ha i capelli pieni di nodi ed è talmente magra che le sue scapole sono appuntite, ma Giulia realizza che la piccola è bellissima e subito è pervasa da una gran voglia di andarsene via da quella casa che ha l’intonaco dei muri sbriciolato e due sole sedie, di diverso colore, intorno al tavolo della cucina. Casa di Giulia, al contrario, ha i muri lisci e un grande giardino. Giulia l’adora, così come adora il padre, che guida i camion e non si arrabbia mai. Comincia così l’amicizia tra le due bambine: per quattro estati di seguito Lilli scaricherà la figlia in paese in piena notte. La condurrà a casa della nonna in taxi, l’unico del luogo, quello guidato da Elmo. È proprio lui che racconta di come la donna, appena arriva a casa della madre, la chiama a gran voce, si fa abbracciare da lei, le racconta di cose che non riesce a fare con la figlia sempre intorno e poi si fa accompagnare immediatamente alla stazione delle corriere, senza salutare la piccola...

Un esordio col botto quello di Giulia Baldelli, marchigiana di nascita e bolognese d’adozione, una laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche e una famiglia numerosa, che conta un marito e tre figli. Un romanzo che parla d’amore, ma di un amore diverso da quello che in genere si sogna. Si tratta infatti di un sentimento insoddisfatto, che si basa sulle paure, sui dispiaceri, sulle violenze e sulle lunghe pause. Giulia e Cristi sono due vertici di un triangolo e sono una l’opposto dell’altra: quanto la prima è razionale e determinata, tanto la seconda è selvaggia e indomabile. Il rapporto che si instaura tra le due ha i connotati di una profonda amicizia, ma racchiude il germe di un sentimento più profondo, che esploderà anni dopo in un rapporto totalizzante e complesso. A turbare un equilibrio, che appare fin da subito intenso e precario allo stesso tempo, il terzo vertice del triangolo: Mattia, il ragazzino con gli occhi azzurri arrivato da Genova, capace come pochi di comprendere la natura selvatica di Cristi e di accettarla. Sarà la sua presenza - e il suo ritorno nella vita delle due amiche, più avanti nella vicenda - a spostare l’ago della bilancia e a scardinare un rapporto ustionante, complicato e ossessivo che, per sopravvivere, deve ricorrere al compromesso. Quello che la Baldelli racconta - e lo fa con la stessa maestria di uno scrittore esperto - è un sentimento che scavalla i confini del tempo e del genere; è qualcosa che deve sopravvivere alla gelosia e alle chiusure mentali; è un’ossessione da cui si deve imparare a prendere le distanze; è un moto del cuore che spiazza e fa male. Racconto potente dalle cui pagine non ci si può staccare, il romanzo della Baldelli scava con accuratezza e precisione l’anima dei protagonisti e ne racconta ogni piega e ogni risvolto con una franchezza che va sottolineata. Uno stile nitido, capace di trasferire sulla carta l’urgenza con cui la voce narrante svela a sé stessa e al lettore la complessità della propria personalità, della vita in senso lato e di un sentimento contraddittorio e potente come solo l’amore sa essere.