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L’età della febbre

L’età della febbre

Leonardo, un figlio della Livorno “bene” con un’esperienza finita male nella Marina mercantile, torna a Berlino dopo i risultati degli esami del sangue. Non ha detto nulla a Camilla. Torna al Taurus, il locale dove a conosciuto Uwe, per avvisarlo e per sapere se è stato lui ad attaccargli l’HIV… Ines beve Martini e mangia fragoline di bosco con il marito Aldo: sono in vacanza a Nemi, in compagnia di una coppia più ricca di loro. L’unica preoccupazione di Ines è la figlia Beatrice: trentaquattro anni, una laurea in lettere, molti lavori alle spalle e nessuna certezza. Tutto il contrario di Ines, che certo non si aspetta di finire la serata legata dentro al bosco… Nicola è stato trovato dal padre nel parcheggio dell’Ikea di Corsico e quattro anni dopo vive ancora con lui. Il padre lo tratta bene, gli dice “bravo”, lo spinge a trovarsi un lavoro legale. Nicola cerca di cancellarsi le impronte digitali, e si appunta sulla pelle la parole che possono essere una traccia per il futuro: “cavia umana”, “elettricista”, “uomo invisibile”, “amore perduto”…

L’età della febbre esce dieci anni dopo La qualità dell’aria, e come la precedente antologia vuole raccontare l’Italia del nostro tempo. Gli undici racconti dell’antologia (una graphic novel, molto bella, inclusa) sono tutti interessanti, come sono belle le voci under 40 scelte da Christian Raimo e Alessandro Gazoia. Quello che però manca, rispetto a La qualità dell’aria, è proprio un’idea di Italia: emergono piuttosto undici ritratti individuali nei quali si possono riconoscere certe fragilità che sono certo molto rappresentative dell’animo umano, ma che non sono necessariamente del nostro tempo. Il titolo dunque, L’età della febbre, funziona benissimo e dà un’idea di malattia (che è anche un’ansia) che ci brucia dentro. Funziona meno bene il sottotitolo, Storie di questo tempo, poiché il nostro tempo si intravede ogni tanto tra le pieghe dei personaggi ma non emerge chiaramente: non ci aspettavamo certo della cronaca, ma un’appartenenza più chiara, un filo conduttore più forte. L’età della febbre è comunque un’ottima antologia, che non cade mai nel disfattismo, che cerca e trova metafore efficaci, che sperimenta e mette insieme forme e generi diversi.