L’appartamento si trovava al terzo piano di uno dei condomini semicircolari della periferia nord. La finestra della camera da letto si affacciava a sud, in direzione del centro di Fortezza. Ogni stanza dell’appartamento aveva la sua finestra; l’unico ambiente cieco era la stanza delle teche, dove tenevo la collezione. Avevo cominciato a collezionarle quindici anni prima e ormai occupavano gran parte delle mie giornate. Le catturavo in campagna, le ordinavo nei negozi di animali esotici oppure me le procuravo al mercato nero, tramite individui che all’inizio mi avevano spaventato ma che ben presto erano diventati i miei unici contatti con l’esterno. Per le mie creature avevo abbandonato la mia famiglia e vivevo da solo. Il lavoro al giornale era soltanto un ricordo che apparteneva a un tempo diverso. Passavo le mie giornate passeggiando nudo accanto alle teche e ne ammiravo il contenuto: trenta serpenti velenosi, trenta esemplari diversi isolati in altrettante prigioni di vetro. Ogni volta che li guardavo, mi prendevo cura di loro, ne osservavo comportamenti e abitudini, Provavo una sensazione di compiutezza, qualcosa di molto simile alla pace. Non li avevo mai temuti e questo, pensavo, doveva averli disorientati, come se la mia tranquillità fosse in grado di annullare la loro reputazione e di renderli inoffensivi. Alcuni si erano talmente abituati alla mia presenza che si lasciavano prendere. Me li mettevo sulle spalle e restavo immobile, sentivo la loro pelle dura scivolare sulla mia e chiudevo gli occhi…