In pieno stile Bridget Jones non è difficile immaginare all’inizio della storia la goffa protagonista bruttina che pende dalle labbra del facoltoso e conturbante avvocato. Ma l’Amelia della livornese Elena Bartolomei, al suo terzo romanzo dopo La ricerca della luna e Il valore di ogni alba, attraversa un percorso di maturazione che la porta, in un viaggio fisico e animico, in Colombia e a Cuba, alla ricerca di se stessa e del proprio valore di donna. La passione per il cinema e la letteratura dell’autrice le consente di inserire riferimenti e citazioni, digressioni, sogni e visioni oniriche in una storia che alterna atmosfere sospese a quadri di realtà e scenari duri e difficili come quelli della missione di Medici Senza Frontiere nella Colombia della guerra civile. Un viaggio che diviene simbolo di trasformazione e crescita, della necessità soprattutto per le donne di affrontare con coraggio e determinazione la propria vita alla ricerca di una felicità che non necessariamente coincide con uno stato di benessere e agiatezza economica, quanto piuttosto con il recupero del rispetto di sé come individuo, soprattutto con l’affrancarsi da relazioni con uomini violenti, centrati sulla propria carriera e su loro stessi, che non sanno riconoscere il valore di chi gli vive accanto.