Bolzano. Inizio giugno. In Val Martello, immersi nel Parco Nazionale dello Stelvio, tre fratelli diretti in montagna per accendere un bel falò – uno dei tanti fuochi delle notti del Sacro Cuore di quel periodo – scoprono per caso nella radura i cadaveri nudi e lividi di Josef Holzer e Anastasiya Dobrava: sul petto due lettere scritte col pennarello, “ED”. I documenti erano ancora lì e la polizia li identifica subito, il primo 55 anni, la seconda 26. Si trova in provvisorio congedo a bere whisky in un albergo catapecchia a zero stelle di Bolzano anche Kurt Vinciguerra, in Vespa Speedmatic, infradito e bermuda. Viene mandato a chiamare per collaborare alle indagini. Kurt non è particolarmente robusto, alto più o meno un metro e ottanta, sguardo freddo da Pitbull e grande incassatore di alcol e botte. La madre è tedesca di quelle parti, il padre italiano di Ferrara, conosce bene i posti. Decide di fare un salto allo strip night “Blutwurst”, la giovane slovacca uccisa forse poteva essere conosciuta fra tipe e tipi così, aveva certo rimorchiato l’altra vittima, un attempato dirigente assicurativo. Così Kurt conosce Razzo, il barista pugile omosessuale del locale, facendo subito scoppiare una rissa e poi un polverone. La stampa soprannomina l’assassino Schäferhund, Pastore Tedesco. Anche perché continua a uccidere intorno a Kurt, inviato non a caso dal suo amico commissario Battista Del Vecchio e tormentato dai ricordi della ex moglie Laura e del trauma che li aveva travolti. La scia di sangue è lunga e terribile...
L’insegnante e giornalista Matthias Graziani (Bolzano, 1979) ha già pubblicato alcuni corposi romanzi gotico-pulp-thriller-noir e fantasy. Anche qui continua a raccontare il mondo sudtirolese, altoatesino, pieno di leggende e mitologie nordiche che giustamente lo affascinano e ci stimolano. La narrazione è in prima persona (i genitori dell’autore e di Kurt hanno le medesime origini), ma a tratti stereotipata e convulsa. Il titolo segnala come nelle esistenze individuali si determinano legami e fratture, affetti e peccati, eventi ed errori, che restano nel tempo. Fin dal principio, fra i poliziotti coinvolti spicca Vanessa Arcangelo, gli occhi scuri più grandi del mondo, bocca carnosa, una cascata di ondulati capelli castani legati spesso in una coda, fianchi notevoli, bella e sfacciata, nipote del sostituto Procuratore. Collaboreranno alla grande e sarà un bene per entrambi, tanto più che la storia è davvero complicata e intricata, affonda nel passato, negli affari, nella vendetta. E nella torbida cattiveria umana. Cadaveri c’erano da prima e ci saranno dopo aver individuato il serial killer. In due si sopravvive meglio. Forse.