Un giorno, in un museo, davanti agli occhi gli si staglia un quadro di Picasso. Lo attira, lo attrae, non può resistere. Deve toccarlo. Lo tocca. La guardia, vecchia e dall’aria di Cerbero, lo caccia, ma a lui non importa. Ormai l’ha toccato. E non è la prima volta che gli succede di provare un impulso così irresistibile. Quali sono i meccanismi che ci sono dietro a questo fenomeno in apparenza così immediato, istintuale, emotivo e inspiegabile? Spostando l’attenzione su oggetti della sua quotidianità, scopre, o meglio si rende conto, consapevolmente, che i medesimi effetti si scatenano quando si trova di fronte a figure che gli sono già più o meno note…
Il Maggiolino della Volkswagen è probabilmente l’unica parentesi di bellezza nella Germania dell’epoca nazista, visto che è nato dal genio di Ferdinand Porsche nel millenovecentotrentaquattro e ne sono stati venduti milioni di esemplari, poi prodotti in Messico, fino a non molti anni fa. Quando poi c’è stato il restyling. Ma anche la penna Bic, la bottiglia della Coca-Cola, il più celebre coltellino svizzero… Oggetti di design immediatamente riconoscibili, che hanno una storia, ci attirano, ci restano in mente, spesso perché alludono, più o meno velatamente, specie nelle forme, al più dirompente degli istinti, il sesso. Il saggio di Patitucci è divertente, allegro, colorato, approfondito e con belle immagini.