Nella vasta produzione artistica di William Shakespeare il Riccardo II – dramma in cui viene trasposta la caduta e la deposizione di Richard di Bordeaux (1367 – 1400), ultimo sovrano regnante per diritto di sangue sul trono d’Inghilterra – segna di fatto il crollo di un mondo e una civiltà come erano concepiti fino a un determinato periodo storico. Rappresenta lo snodo tra la fine di un potere legittimato in senso sacrale, cavalleresco, medievale e l’avvento di un nuova posizione del sovrano determinata dalle contingenze sociali e dalla forma del consenso popolare. A crollare non è solo Riccardo II, ma un intero universo di riferimento, mentre all’orizzonte se ne profila uno nuovo, rappresentato da Henry Bolingbroke, che assumerà il titolo di Enrico IV, con diverse caratteristiche sia in rapporto alla natura del potere che al senso del divino. Una vera e propria apocalisse che reca con sé una sensazione di profondo sgomento e l’insorgere di ineludibili domande su che cosa significhi essere re e sudditi, sull’identità che definisce la storia e la cultura di una popolazione, sui valori su cui si basa l’esistenza umana in una condizione sociale disancorata da fondamenta teologiche e affidata alla libera determinazione del proprio destino…