Avere nove anni negli Stati Uniti non è facile se sei coreana, parli poco l'inglese e hai dovuto lasciare la tua migliore amica a Pusan quando i tuoi genitori hanno deciso di trasferirsi in cerca di una vita migliore. La vita di Ahn Joo (nome che si pronuncia con la A aperta, “come dopo aver bevuto un sorso di limonata ghiacciata” e non “Enn”come la maestra coi denti storti si ostina a dire) è divisa tra la scuola, dove tra una solitudine quasi autoimposta e la curiosità tipica dell'età, assimila poco a poco lo stile di vita americano, e la casa, dove le tradizioni coreane sono ancora vive ed è costretta ad assistere con impotenza all'inesorabile sgretolamento (con tanto di urla, recriminazioni e pianti) del rapporto tra i genitori. Un giorno tornando da scuola, Ahn Joo vede le madre salire di corsa su un taxi trascinando con sé il fratellino Min Joo in lacrime. La destinazione le è ignota. Gli unici indizi a sua disposizione sono la scritta FEDELTÀ sul fianco del taxi e un bigliettino dove la madre le assicura che sarebbe ritornata per riprenderla, affermazione alla quale la bambina si attaccherà negli anni a venire.Ahn Joo attraversa l'adolescenza, un periodo critico per tutti, senza il punto di riferimento materno, ed è combattuta ogni giorno tra il sogno americano e il padre, portavoce della più testarda tradizione coreana, riuscendo ciononostante a trovare la sua strada...
Un taxi chiamato fedeltà é la prima, e al momento unica, opera della scrittrice coreana Patti Kim, emigrata negli Stati Uniti all'etá di quattro anni. Una storia sulle difficoltà di diventare grandi in America soprattutto per chi è straniero, diverso e per questo il più delle volte escluso, e che trova la sua forza soprattutto nel suo essere in parte autobiografica, aggiungendo quel punto di autenticità che la rende interessante e non prevedibile. Se infatti la trama in linea generale può sembrare quella di un tipico romanzo sui pregiudizi e l'esclusione, l'abbondanza di dettagli rende la costruzione dei personaggi principali, Ahn Joo e il padre, tutto meno che tipica. Patty Kim ci parla d'identità, non solo in riferimento all'esperienza migratoria (e meno male!), ma soprattutto nel difficile rapporto padre-figlia, offrendoci così una prospettiva del tutto nuova e originale. Un'opera prima veramente riuscita, viene da chiedersi solamente se l'autrice sarà capace di offrirci in futuro un altro personaggio così ben delineato come la piccola Ahn Joo.