
Cornucopia è una piccola nazione felice e soprattutto nota per le sue prelibatezze. Ogni città è famosa per una specialità diversa. La città di Montecaglio, ad esempio, produce formaggi deliziosi, Capocolle, prosciutti affumicati e salsicce piccanti, Jeroboam è famosa per i vini. Ma è Chouxville che eccelle tra tutte. Non solo è la capitale del regno, ma è rinomata soprattutto per i Sogni di fanciulla, le Culle di fata e le Celie Celesti: pasticcini così squisiti che, chiunque li mangi, come minimo piange per la commozione. Il Paese è governato da Re Teo “Il Temerario”. Egli in realtà, prima di divenire re, si chiamava solo Teo e aveva aggiunto “Il Temerario” il giorno della sua incoronazione sia perché gli piaceva molto come suonava e perché in fondo coraggioso si credeva davvero: una volta era perfino riuscito ad uccidere una vespa senza l’aiuto di nessuno! Nome a parte, però di temerario Re Teo non ha nulla. Anzi, a dirla tutta, è solo un ometto vanitoso e facilmente influenzabile dai suoi due amici, Lord Scaracchino e Lord Flappone: due nobili spietati a metà strada tra Rosencrantz e Guildenstern e il Gatto e la Volpe. Qualcosa però turba la vita tranquilla di Cornucopia: le terre del nord non godono del benessere della parte restante del regno. Qui vi sono Le Paludi, luoghi oscuri e sinistri in cui la terra è arida e gli abitanti molto poveri e vestiti solo di stracci. L’unica cosa che rende famose le Paludi è la leggenda dell’Ickabog, un mostro terribile che mangia pecore, bambini e, a volte, perfino gli adulti che osano avvicinarsi ai luoghi desolati e fangosi in cui vive. Tutti gli abitanti di Cornucopia però sono convinti che la leggenda sia solo una sciocca fantasia per tenere buoni i piccini, nulla di più. Eppure strane morti e sparizioni iniziano ad agitare il regno. Due bambini coraggiosi, Robi Raggianti e Margherita Di Maggio, decidono di risolvere il mistero…
J.K. Rowling, ancora una volta, ci trasporta in un mondo magico dove la poesia sta nell’affabulazione, anche per l’utilizzo di una terza persona onnisciente, dal linguaggio semplice e ironico, ricco di immagini e colori tipico della narrazione fiabesca. La voce autoriale ricorda la dimensione orale sia per la cadenza dell’esordio (“C’era una volta”) che per il ricorso alle espressioni metanarrative (“torniamo ora a Chouxville” oppure “Lasciamolo proseguire ancora un momento, così vi spiego bene della carrozza”). Descrizione e azione sono perfettamente dosate e la storia, lenta nel suo incipit, col procedere dell’intreccio diventa sempre più incalzante. Unico neo è dato dalla mancanza di un vero protagonista della storia, anche se forse il giudizio è offuscato perché, dopo anni, si sente ancora il vuoto lasciato da Harry Potter. I personaggi pur se ben tratteggiati, spesso flirtano con gli stereotipi del genere: il re vile e vanaglorioso, i consiglieri malvagi, il cavaliere coraggioso, la nobildonna bella e innamorata. Ma le favole in fondo sono belle anche per questo. Poter etichettare un personaggio a volte ci fa sentire più al sicuro perché ci dà il potere di stabilire, senza correre il rischio di equivocare, chi è buono e chi invece è malvagio. L’autrice infatti non rinuncia ad avvolgere la storia in una patina oscura, divenendo talvolta perfino crudele, come spesso capita in una certa tradizione favolistica. A questo proposito una domanda continua a riecheggiare durante la lettura: chi è l’Ickabog, è lui il vero mostro? Oppure si tratta di un pretesto inventato dai potenti per ingrassare le loro tasche con l’introduzione di una nuova tassa Anti-Ickabog? E forse la risposta si cela proprio nell’etimologia del nome Ichabod, vale a dire la gloria se n’è andata, che tanto ci rimanda a un’allegoria dei nostri tempi. Per concludere, vale la pena ricordare che L’Ickabog è stato diffuso on line per essere letto dalle famiglie gratuitamente durante il lockdown di marzo 2020 e durante la pubblicazione dei singoli capitoli è stato chiesto ai bambini di ogni Paese di disegnare le illustrazioni. Una nota di particolare merito va quindi all’editore Salani che ha impreziosito l’edizione italiana con le illustrazioni a colori dei giovani vincitori del torneo.