
Pechino, marzo 1852. Cixi ha sedici anni, non è bella ma esprime fascino e carisma, quanto basta per far posare sulla giovane lo sguardo dell’imperatore Xiangfeng, il cui cenno di approvazione le schiude le porte della Città Proibita. Ammessa alla corte dei Qing come concubina di basso rango, il 27 aprile del 1856, Cixi dà alla luce un figlio maschio. È il primogenito dell’imperatore e il lieto evento è decisivo nel cambiare le sorti della giovane, che diventa così la consorte numero due di Xiangfeng, seconda solo all’imperatrice Zhen. Tra le due donne si instaura una relazione amicale solida e duratura, che si rivelerà decisiva nel destino di Cixi. Nel 1860, in conseguenza della politica di chiusura dei porti cinesi alle navi mercantili occidentali, l’imperatore Xiangfeng, incapace di negoziare, deve fronteggiare una dura battaglia contro britannici e francesi. Cixi aborrisce la politica estera del marito, ma le rigide regole dell’harem le impongono il silenzio: le donne non devono intromettersi. L’occasione per cambiare le sorti della dinastia e del suo Paese si presenta alla donna con la morte del consorte. È il 1861, sono trascorsi nove anni da quando Cixi è stata nominata concubina di sesto livello e ora, è la madre “non ufficiale” del successore al trono dei Qing. Il figlio, Tongzhi, è troppo piccolo per regnare, ma una mossa strategica attuata da Cixi, divenuta imperatrice vedova, con la complicità dell’imperatrice Zhen, consentirà all’ex concubina di tenere le redini dell’impero a nome dell’imperatore bambino, seppur dietro un paravento giallo…
Il corposo volume di Jung Chang è la storica ricostruzione degli eventi che hanno disegnato l’esistenza di una donna straordinaria, l’imperatrice Cixi, la cui reggenza è perdurata dal 1861 al 1908, con due sole pause intercorse durante il breve regno di Tongzhi e poi, nel corso del regno di Guangxu, il figlio adottivo. È Cixi che ha dato forma all’embrione della Cina moderna, traghettandola fuori dalle paludi di uno stato medievale: ha promosso e sostenuto l’innovazione tecnologica e lo sviluppo commerciale del Paese, fondando la sua azione di governo su una illuminata politica di apertura al commercio e alle relazioni con gli Stati occidentali. Sotto il suo regno, le entrate annuali della Cina sono raddoppiate, passando da quaranta ad ottantotto milioni di tael, per un terzo ottenuti grazie alle tasse doganali. La sua forte determinazione, la propensione a governare non senza ricercare il consenso e lo spirito d’iniziativa l’hanno resa una riformatrice strategica, onorata dal suo popolo e assai apprezzata dagli stranieri. Deceduta all’età di 73 anni, non ha potuto realizzare il suo ultimo grande progetto di riforma, trasformare la Cina in una monarchia costituzionale, dotandola di un parlamento e concedendo il voto ai sudditi. Cixi aveva scelto di governare “ponendosi sul lato giusto della storia”, il versante dal quale la corrente non travolge, ma rende più agevole la navigazione verso le tappe del futuro. Peccato che il corso del fiume si sia concluso con la ripida cascata del malgoverno maoista. La biografia è un opera degna di nota per la particolare attenzione dedicata alle fonti, per la mole di riferimenti ai documenti storici, gli archivi consultati e la bibliografia impeccabile. E, ultimo, ma non per importanza, per la capacità dell’autrice, già nota per il bestseller Cigni selvatici, di trasferire quella messe di dati storici multiformi in un racconto piacevole e interessante dall’incipit ai ringraziamenti.