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L’impero

182 d.C., Britannia. Sedici legionari romani che stanno percorrendo una strada di campagna diretti da Lindum a Eburacum vengono brutalmente assaliti da una quarantina di barbari armati fino ai denti. I soldati si battono con onore e perizia agli ordini di un burbero ufficiale e anche i due civili al seguito del distaccamento - un ex ufficiale della VI Legione di nome Quinto Tiberio Rufio, ora fornitore di vettovaglie per l’esercito romano, e un giovane in procinto di arruolarsi che dice di chiamarsi Marco Valerio Aquila e maneggia la sua lunga spada come un professionista, non come la recluta che è - si battono con valore. Ciononostante, i Romani soccomberebbero ai Britanni se non fosse per l’entrata in gioco di un manipolo di ausiliari Tungri che decimano e mettono in fuga i barbari dalla faccia dipinta di blu. Giunti finalmente a Eburacum, Rufio e Aquila vanno a lavarsi e poi a bere un boccale di vino insieme e hanno modo di conoscersi meglio. Marco Valerio viene da una famiglia nobile romana la cui storia è legata a filo doppio alla Britannia: il nonno è stato comandante della VI Legione e il padre ne è stato tribuno laticlavio. Due ufficiali anziani in famiglia, ed entrambi hanno servito nella migliore Legione dell’impero: Quinto Tiberio Rufio è ammirato e non si stupisce quando scopre che il ragazzo è stato addestrato sin da giovanissimo da un gladiatore “per non fare brutta figura quando sarà il momento di arruolarsi”. Esausto per il combattimento e stordito dal vino, Marco Valerio Aquila crolla su un letto della locanda. Ma la mattina ha un brusco risveglio: dei legionari lo arrestano malgrado le sue proteste e lo trascinano davanti al legato Gaio Calidio Solenne e al tribuno Tito Tigidio Perenne, che gli comunicano che suo padre a Roma è stato arrestato e torturato fino alla morte con l’accusa di complottare contro l’imperatore Commodo. Marco Valerio Aquila riceve l’ordine di rientrare subito a Roma, pena la perdita del rango senatoriale e la rovina di tutta la sua famiglia…

Riuniti in unico volume i primi tre romanzi della saga di Anthony Riches, La spada e l’onore, La battaglia dell’Aquila perduta e Lunga vita all’imperatore, usciti tra 2012 e 2014. Nel giovane protagonista di questo bildungsroman a cavallo del Vallo di Adriano Riches ha messo anche qualcosa di sé: anche lui infatti viene da una famiglia di soldati, con nonno e padre veterani rispettivamente della Prima e della Seconda guerra mondiale, in compenso però non fa il legionario (se non quando partecipa a qualche rievocazione storica in costume – vedi foto su internet): lavora come manager in giro per il mondo. E proprio durante i suoi viaggi di lavoro, negli aeroporti e negli alberghi, per circa dieci anni per hobby si è dedicato al manoscritto del suo primo romanzo, proprio quello che apre questo volume. Malgrado la lunga gestazione la scrittura di Riches risulta a dire il vero abbastanza acerba al primo impatto, anche se per fortuna va raffinandosi man mano che ci si inoltra nella saga e si vivono le avventure di Marco Valerio Aquila, spedito dal padre nella remota provincia di Britannia per nasconderlo dalle rappresaglie dell’imperatore Commodo, che il saggio senatore prevedeva e che infatti puntualmente arrivano, raggiungendo il giovane legionario persino all’estremo nord, nel Paese piovoso e violento che ora è la sua casa.