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L’inchino del gigante

L’inchino del gigante

Raccolti in unico volume cinque brevi libri, tre dei quali a loro volta raccolte di testi di varia natura. Si comincia con La terza aria o un palco sul mare, discorso tenuto per l’inaugurazione del Festival di Salisburgo del 1997, che canta l’Irlanda attraverso frammenti di paesaggi e storia. Ci spostiamo tra Asia e Indonesia, nell’evocazione di un viaggio in compagnia dell’editrice Monika Schoeller. Una pausa per ragionare su come la scrittura stessa possa essere un viaggio, in ammirato riferimento a Kafka, ed eccoci di nuovo in movimento tra Tibet e Nepal, in un’avventura innevata e interculturale che ricorda Dersu Uzala; si passa quindi dalle piogge incessanti dello Sri Lanka, alla scoperta di un cinema-tempio abbandonato, fino al palco del Burgtheater di Vienna per il commiato del regista Claus Peymann; e ancora: dalle meraviglie della Sicilia e dei suoi autori al potere mitopoietico di una scrittura in versi che, tra Cina e Giappone, traduce la catastrofe del Titanic in un Inchino del gigante. Un'altra sosta costituita da riflessioni sugli oneri dello scrittore libero, ed ecco che nella seconda parte del volume il tema del viaggio si ripresenta in una delle sue forme estreme, la metamorfosi: l’autore si immagina infatti calamaro per poter sondare l’insondabile, ovvero le profondità marine e i suoi protagonisti, in un esperimento divertito e divulgativo, con tanto di dramatis personae (o animalia?) dai cognomi ispirati alle cromie. Seguono undici Chiacchiere partorite in occasione di altrettanti eventi, in alcuni casi specialistiche in altri universali come quelle Sull’arte dei traduttori o sulla poesia. Chiude uno splendido ricordo del padre attraverso la figura finzionale del Michael Kohlhaas di Kleist, anch’egli “morto per la sua fede inscalfibile nella giustizia terrena”...

L’inchino del gigante, collezione ideata per il mercato italiano in concerto con l’autore, è un volume eterogeneo quanto rappresentativo del talento, dell’intelligenza e dell’ampiezza contenutistica di Ransmayr, tra i maggiori scrittori austriaci viventi. Vulcanico (o forse meglio oceanico, data la passione per l’acqua), giornalista con formazione da etnologo, scrittore consacrato da un numero impressionante di riconoscimenti, Ransmayr è un narratore di razza, colto ma accogliente, sofisticato ma attento alla musicalità della prosa, qui valorizzata dalla traduzione di Marco Federici Solari, una vera e propria incarnazione. L’attenzione alla qualità e alla densità, combinata all’eccezionale identità di infaticabile viaggiatore e intellettuale, fa sì che qualsiasi testo di Ransmayr costituisca una vivida esperienza sensoriale, un viaggio virtuale attraverso tutte le dimensioni esplorabili con il corpo e/o con la mente (non solo spazio e geografia, dunque, ma anche tempo, biologia e universi alternativi). Questa molteplicità di livelli di lettura, va da sé, non è per tutti, e può in parte spiegare perché in Italia l’autore sia meno popolare di quanto meriterebbe, nonostante i suoi romanzi principali siano tutti in catalogo per Feltrinelli: si segnalano, tra i più celebri e apprezzati, Il mondo estremo (1988), indagine fantastorica su Ovidio, l’episodico Atlante di un uomo irrequieto (2012) e la distopia Il maestro della cascata (2021). L’Inchino, lungi dall’essere una collettanea per affezionati, gode di un’autonomia e di una coerenza da opera compiuta, merito anche di una curatela raffinata e non esplicitata: benché molti dei testi siano stati pensati per occasioni ufficiali, essi hanno sempre il passo coinvolgente di un resoconto intorno al fuoco dopo una giornata avventurosa. La quantità di luoghi e nozioni è vertiginosa, ma nessuna citazione è gratuita, e il lettore è guidato con affetto in questo tour attraverso lo scibile e l’esperibile. Il respiro dell’opera è cadenzato da interventi più snelli, spesso sull’arte della scrittura, tra i quali si segnala l’illuminante L’invenzione del mondo. A patto di preferire il nutrimento intellettuale al mero intrattenimento, Ransmayr sarà per i suoi lettori un amico colmo di storie, aneddoti e consigli, ancora oggi più entusiasta per il mondo che per chi lo abita, ma sempre pronto al dialogo e all’umiltà.