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L’inferno su Roma

L' inferno su Roma. La trilogia di Nerone. Vol. 2

Il Circo Massimo della Roma imperiale ha due facce. Di giorno pullula di vita, con le strade percorse dalla folla e le botteghe aperte che vendono ogni tipo di merce. Di notte, invece, si trasforma nel simbolo dei bassifondi della città. Al calare delle tenebre anche l’aria in quella zona pare diventare viziata, mentre prostitute di origine orientale offrono i loro servizi nell’oscurità del portico che si trova tra la strada e le tabernae, per gran parte ormai chiuse. È piuttosto facile riconoscerle, le prostitute. Hanno l’obbligo di indossare la toga, ma senza stola - riservata alle sole matrone romane - e hanno capelli e vestiti tinti con colori piuttosto accesi, come l’azzurro e il rosso. Mentre in altre zone della città si possono incontrare meretrici dall’aspetto trasandato e piuttosto in là con gli anni, destinate ai più poveri tra i clienti, al Circo Massimo si trovano soprattutto le noctilucae – le lucciole - e le ambubaiae - inizialmente flautiste provenienti dalla Siria che hanno ben presto cominciato a prostituirsi. Di notte, quindi, nella via che costeggia il Circo, risuonano risate e musica esotica, mentre molte lucerne punteggiano la lunga strada. Le pareti del Circo, a livello della strada sono in mattoni e pietra, ma, salendo, diventano completamente in legno e rappresentano una vera e propria bomba incendiaria pronta a esplodere. Basta un semplice innesco. E, intorno alle ventitré di sabato 18 luglio 64 d.C., ecco che si assiste all’inizio della fine. Un liberto, rientrando ubriaco al deposito, cerca di ghermire la sua schiava, ma i suoi movimenti sono lenti e impacciati e la giovane riesce a sfuggirgli, mentre l’uomo, con il cervello appannato dai fumi dell’alcool, urta involontariamente la lucerna poggiata ore prima su una mensola e la fa precipitare nel buio. Poi stramazza sul letto, mentre l’esile fiamma della lucerna diventa prima una macchia di luce, poi un bagliore sempre più imponente…

Nel secondo volume della trilogia dedicata a Nerone, Alberto Angela - divulgatore scientifico, paleontologo e naturalista di chiara fama, capace di ripercorrere le orme paterne senza temere confronti e di dimostrare che la cultura può essere estremamente appassionante se raccontata nel modo giusto - si concentra sul grande incendio, quello che cresce e si alimenta come fosse una feroce belva, devastando e divorando la Città Eterna per nove lunghi giorni. Per riuscire a narrare l’evento con cognizione di causa, Angela si è avvalso come al solito della collaborazione di illustri esperti: i meteorologi lo hanno aiutato ad indagare sul libeccio, il vento che con tutta probabilità ha contribuito alla propagazione dell’incendio; i vigili del fuoco gli hanno svelato caratteristiche e segreti di quella belva affamata che è il fuoco; con l’ausilio del Museo archeologico di Napoli è riuscito a ricostruire con precisione gli arredi dell’epoca. Un vero e proprio lavoro di squadra quindi, costruito come fosse un romanzo, ma che poggia su basi reali, fonti e dettagli accuratamente studiati e verificati. Un racconto che accompagna il lettore al centro di una delle tragedie antiche più gravi, della quale tuttavia ben poco ancora si conosce. Lo stesso autore ha precisato: “Conosciamo molto bene la tragedia di Pompei, ma non sappiamo quasi niente della distruzione della Capitale da oltre un milione di abitanti… L’incendio è divampato al Circo Massimo, in una notte caldissima di luglio. Allora il Circo Massimo era un luogo frequentatissimo. Fatto, come del resto quasi tutta Roma, in legno”. Durante i devastanti giorni dell’incendio che ha completamente distrutto la Roma antica a partire dal 18 luglio 64 d.C., mentre il panico serpeggia, molti sono gli atti di coraggio che vedono protagonisti anonimi cittadini che cercano di salvare quante più vite possibile e di portare un minimo di sollievo tra tanta desolazione. Attraverso descrizioni tanto meticolose da sembrare riprese cinematografiche, l’autore racconta la devastazione, la disperazione e lo sgomento del popolo, oltre che soffermarsi sulla figura di Nerone, l’imperatore romano accusato per lungo tempo di aver incendiato la città (ma in realtà pare certo si trovasse ad Anzio nel giorno in cui l’incendio divampa), che appare invece, secondo gli studi, le convincenti argomentazioni e le ricostruzioni dell’autore, vittima di fake news. Un viaggio affascinante in un periodo storico ricco di vicende degne di approfondimento; un’analisi condotta con l’equilibrio e l’acume di cui Alberto Angela ha già dato prova in diverse occasioni; un racconto, affrontato con nuove argomentazioni, relativo a uno dei capitoli più interessanti ma - per rimanere in tema - altrettanto fumosi della storia dell’antica Roma.

LEGGI L’INTERVISTA AD ALBERTO ANGELA