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L’inganno delle tenebre

L’inganno delle tenebre

È un ritorno alle origini quello che compie Erwan Morvan nel suo difficile viaggio in Congo. Difficile è la terra d’Africa, luogo pieno di contraddizioni dove ogni regola sembra sovvertita e ogni passo, anche il più breve, si compie a prezzo di impensabili sacrifici. Difficile è altresì l’affrancamento dal padre Gregoire, che invece in Africa sembra muoversi come a casa sua, forte di un passato nebbioso, oscuro. Erwan, ufficiale di polizia, è deciso però a svelare il mistero che lega la sua famiglia con lo spietato assassino soprannominato Uomo Chiodo, e dunque parte verso Lontano - luogo dal nome meraviglioso e suggestivo - alla ricerca delle sue risposte. Quella dell’Uomo Chiodo è una vera e propria ossessione, resa tale in maniera ancora più marcata dal fatto che le gesta del killer, la sua stessa esistenza, sembra legata a doppio filo alla sua famiglia, e alle controverse origini della fortuna di suo padre. Il misterioso personaggio da qualche anno sembra quasi volatilizzato nel nulla, ma come gli animali più feroci in realtà è andato solo in letargo. L’odore del sangue è tuttavia un richiamo irresistibile, anche più della prudenza che lo invita a tenersi nascosto. Il gioco ricomincia, la caccia ancora una volta è aperta...

Jean Christophe Grangé firma questo nuovo thriller, sequel de Il rituale del male, le cui trame e punti in sospeso sono recuperati e sviluppati. Le linee narrative principali ruotano attorno alla controversa figura del sanguinario killer soprannominato Uomo Chiodo, al legame di costui con la famiglia del protagonista, il poliziotto Erwan Morvan e soprattutto con il di lui padre Gregoire. Il corposo volume si presenta ai lettori come un thriller, ma il ritmo è assai più compassato, per non dire lento in certi punti, rispetto ai canoni del genere. Specie la prima parte, quella più concentrata sull’ambientazione congolese, è diluita notevolmente, l’azione spesso cedendo il passo a elucubrazioni e flashback che appesantiscono il racconto; tuttavia a metà libro si inizia a carburare come si deve e sulle fondamenta così ben costruite si innestano i numerosi colpi di scena che invitano a proseguire. Grangé non ha di certo uno stile raffinato, ma riesce a gestire bene le complesse dinamiche dei suoi personaggi e a tirare le fila di tutto in maniera convincente. Più che una lettura di evasione la si potrebbe definire di distrazione: la soglia di attenzione richiesta per portarlo a termine non è certo tra le più alte.