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L’inguaribile

L’inguaribile

Può una fiaba per bambini, raccontata per farli addormentare, trasformarsi in un incubo? Sì, se la fiaba la sta leggendo tua moglie che ne cambia le parole per farti sapere che non ne può più di te. Questo è quello che succede a Michele Incassa, trentacinque anni, giornalista di cronaca giudiziaria. Da quella sera la vita di Miché, come tutti lo chiamano, cambia. È costretto al divorzio, si arrende alle richieste della moglie Gemma, soprattutto dopo aver letto la lunga lista di sue gravissime mancanze che vanno dal volume del televisore all’ultimo mazzo di fiori regalato, annotate puntigliosamente da lei e consegnata all’avvocato Eco. Al lavoro la redazione gli affida il caso di Roby Ratter, soprannominato il coniglio bianco, un commercialista che prima aveva truffato il suo cliente e miglior amico, Candido Corelli, sottraendogli ingenti somme di denaro dal conto, e poi, vistosi scoperto, ha tentato di ucciderlo. Miché conduce l’indagine a modo suo, raccoglie ogni possibile documento e poi con l’immaginazione cerca di ricostruire il flusso degli eventi. Nel mentre la vita privata di Miché è uno schifo, vive solo in un appartamento grigio e si deve difendere dagli assalti di Giorgia, la donna più alta del mondo, sua collega e da sempre innamorata di lui. Poi un giorno, seduto ad un tavolino di un bar, vede un cappello rosso con una striscia nera intorno alla cupola entrare in uno swinger club, la Petite Princesse. Gemma ama i cappelli e quello, lo riconosce benissimo, è un suo regalo. La vede svanire nel locale, sconvolto ed incuriosito dalla scoperta, Michè decide di seguirla e, inconsapevolmente, inizia il suo viaggio...

Ambientato in un fantasioso Ticino, cantone della Svizzera e patria dell’autore, dove il protagonista, Michele Incassa, è un giornalista (e ci tiene ad evidenziarlo) per una delle poche testate ancora cartacee sopravvissute, il racconto inizia in un caldo e futuro giugno del 2024 e si conclude nel settembre dell’anno successivo, circa un anno e mezzo dopo. Michele, chiamato da tutti Miché, è un uomo buono a volte ingenuo, travolto da una inaspettata quanto incomprensibile richiesta di divorzio, che vede la propria vita improvvisamente distrutta. Per salvare se stesso e riconquistare la donna amata è chiamato a compiere un viaggio, inseguendo un cappello, attraverso le bizzarre stanze di in uno swinger club che assomiglia tanto alla tana del bianconiglio. Come nell’enigmatico racconto di Carroll, Soldini confeziona “parole-valigia” come le definì Carroll stesso, neologismi inventati nati dall’unione di diverse parole che ne assorbono i significati ma che rimangono di difficile comprensione (evacuariso, cocacolesco). L’autore lascia, inoltre, diverse frasi incomplete invitando il lettore a terminarle al suo posto come a voler creare un rapporto più profondo, di complicità, con il lettore stesso. Soldini, laureatosi in Lettere a Friburgo e poi trasferitosi a New York per un anno, è un convinto pacifista e il suo rifiuto per qualsiasi forma di violenza si percepisce in ogni comportamento del protagonista che, suo malgrado, sarà costretto a lottare per quello che ognuno di noi ha di più importante nella vita, la famiglia.