
Nora Shaw vive un’esistenza metodica e tranquilla nel suo piccolo appartamento di città, talmente piccolo che dal letto può raggiungere senza alzarsi sia il frigo che la macchinetta del caffè, permettendosi di consumare la colazione a letto senza scomporsi più di quel tanto. Dopo colazione se la giornata è bella va a correre, altrimenti se ne resta a casa, scarica le mail e cerca di star dietro a tutto quello che occorre alla casa editrice che ha appena fatto l’editing del suo ultimo libro. Nora è una scrittrice, di quelle che tra le mail ricevute dai lettori può annoverare tanti complimenti e apprezzamenti ma anche insulti, talvolta conditi con una gratuita cattiveria. In realtà la donna trova inquietante sia gli uni che gli altri: li trova invadenti, come se qualcuno commentasse le sue emozioni e i suoi pensieri trascritti in un diario. Quel giorno però la sua casella di posta elettronica contiene una mail che Nora proprio non si aspetta e la dicitura che reca l’oggetto ancor meno: “Addio al nubilato di Clare”. Alla lettura di quel nome, il cuore di Nora inizia a battere forte: lei ricorda una sola Clare, ma non può essere lei, non la vede da più di dieci anni! La tentazione di cestinare quel messaggio è forte, ma alla fine decide di leggerlo e si rende conto che a invitare nel Northumberland lei e altre persone per un weekend di addio al nubilato è Flo, che si presenta come una cara amica di Clare. Nora ancora non può crederci, perché proporre questo proprio a lei? Clare Cavendish che vuole coinvolgerla nei suoi festeggiamenti? Si tratterà di un errore, il messaggio è rivolto solo dodici persone e l’unico nome che riconosce, è quello di Nina da Souza, una sua ex compagna di scuola, proprio come Clare. D’impulso Nora vorrebbe rifiutare, ma decide di scrivere prima a Nina, per capacitarsi che non ci sia dietro qualche fraintendimento. Nel frattempo – presa da una morbosa curiosità – cerca di spiare i profili social di Clare, ha brama di sapere chi è lo sposo e cerca inconsciamente di trovare delle spiegazioni a quell’invito. La risposta di Nina si fa attendere qualche giorno e di fronte alla proposta della vecchia amica ritrovata di partecipare a questa festa (tanto alla fine si tratta solo di un weekend fuori porta) Nora decide di accettare, non sapendo di aver appena commesso l’errore più grande della sua vita…
Una strana ed enorme casa fatta di acciaio e vetro, un bosco inquietante, sei persone l’una diversa dall’altra, un addio al nubilato che si tinge di rosso, ricordi e cose non dette costituiscono l’angosciante scenario che fa da sfondo a L’invito, il thriller di Ruth Ware. Una protagonista che sembra aver trovato una sua dimensione di vita, scalfita da un’ossessione mai abbandonata, le bugie, la gelosia e la voglia di apparire disegnati in una bolla di apparente perfezione, sono fili conduttori del romanzo, troppo spesso definito psicologico, ma che in realtà è ben distante da poter essere riconosciuto come tale. Buona l’ambientazione e l’idea di snodare la trama su due piani temporali differenti, laddove il ricordo ha un ruolo determinante. Un intreccio ricco di colpi di scena, adombrato da una scrittura a tratti frondosa e dalla descrizione piuttosto scarna dei personaggi, che in determinate azioni e contesti perdono di realtà. La lettura rimane comunque piacevole e scorrevole e non può non correre il pensiero – vista l’ambientazione e parte della trama – al celebre giallo di Agatha Christie, Dieci piccoli indiani. La Ruth vuole ricordare la famosa scrittrice britannica, anche attraverso la filastrocca che inserisce all’inizio del romanzo e che ricorda molto quella resa famosa dalla Christie nel suo giallo. Un romanzo gradevole, di facile lettura, non adatto però a chi ama essere stregato da un libro e a chi si aspetta di restare appollaiato sulle spalle dei protagonisti, come se fosse lì con loro in quel preciso momento.