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Lo scandalo Modigliani

Dee Sleign, una giovane ragazza inglese con una laurea in Storia dell’arte e un Diploma in Belle Arti, sta trascorrendo la sua estate a Parigi fra libri, mostre, pane fresco, amore e persone interessanti. Sa che presto tutto finirà e proprio per questo cerca di godere di ogni minuto. Una mattina, di ritorno dalla panetteria, viene fermata dalla portinaia (che non approva il fatto che viva con Mike, un bel ragazzone californiano, senza essere sposata) che le consegna un telegramma. Sono i risultati che aspetta e che le consentiranno di fare un dottorato di ricerca con un’idea di tesi molto interessante, il rapporto fra arte e droga. Mike offre a Dee il suo aiuto in quanto conosce una specie di balordo ormai molto vecchio che ai tempi d’oro aiutava i pittori a trovare le modelle tra le prostitute che davano il loro contributo anche in faccende che non riguardavano propriamente l’arte. Dee accetta volentieri e si ritrova presto a casa di quest’uomo, un monolocale puzzolente con mobili malridotti, tende sbiadite ma con alle pareti quadri post-impressionisti che valgono un patrimonio. Fra uno spinello e l’altro Dee riesce a farsi raccontare dall’uomo aneddoti sui pittori scoprendo così che Amedeo Modigliani, detto Dedo, credeva che l’arte sarebbe dovuta essere come l’hashish: mostrare cioè la bellezza delle cose, quella che in genere non si riesce a vedere. L’uomo le racconta che Modigliani dipingeva spesso sotto l’effetto della droga e ogni volta si convinceva che quello a cui si stava dedicando sarebbe stato il capolavoro della sua vita. Ma non era mai così. Scopre anche che Modigliani, in continue difficoltà economiche, era solito provare a vendere i suoi quadri per pagare l’affitto ma non sempre ci riusciva. Per questo una volta aveva raccolto tutti quelli che aveva dipinto sotto l’effetto dell’hashish, li aveva caricati su una carriola e li aveva bruciati tutti tranne uno, che aveva regalato ad un prete interessato alle droghe orientali. Con questa informazione in tasca Dee decide di scrivere allo zio Charles, un importante gallerista inglese, l’unico della sua famiglia a cui è sicura possa interessare questa storia. Infatti immediatamente lo zio incarica un’agenzia investigativa di mettersi sulle tracce della nipote e del quadro perduto. Ma non è il solo. Infatti ad andare a caccia del quadro di Modigliani si preparano galleristi senza scrupoli, pittori frustrati, un’attrice annoiata e vari altri personaggi disposti a tutto pur di mettere le mani sul dipinto...

Il romanzo, pubblicato in America nel 1976, è il primo che l’autore ha firmato con lo pseudonimo di Zachary Stone. È considerato una delle sue opere minori, lo stesso Follett lo definisce un giallo spensierato, risulta essere un’avventura ambientata nel mondo affascinante dell’arte e dei falsi d’autore. Al centro del romanzo c’è Amedeo Modigliani, il grande pittore livornese che dipingeva le ormai note figure stilizzate con i colli lunghi e affusolati. Follett ci porta in un paesino livornese sulle tracce del quadro in una sorta di caccia al tesoro riuscendo a mantenere il ritmo della narrazione nonostante la presenza di numerosi personaggi che desiderano, per ragioni meno nobili, ritrovare il quadro. Un libro abbastanza lontano dagli standard a cui Follett ci ha abituati con i suoi scritti successivi, un racconto che stenta a decollare non riuscendo a mantenere costante la tensione narrativa. Molti dei romanzi più famosi di Ken Follett (La cruna dell’ago, I pilastri della terra, solo per citare i più celebri) sono stati adattati per il cinema o per la televisione contribuendo al suo successo planetario, facendolo diventare lo scrittore che ha venduto nel mondo oltre 150 milioni di copie dei suoi libri.