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Lo Schema Ponzi - Romanzo di una truffa

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Siamo agli inizi del 1920 quando Charles Ponzi, immigrato italiano residente a Boston ormai da molti anni, ha un’idea che gli sembra geniale. Lui, che conosce come funziona il mondo della finanza, immagina di poter guadagnare dalla vendita e lo scambio dei Buoni di risposta internazionale (IRC in inglese) promettendo ai suoi investitori il cinquanta per cento degli interessi in novanta giorni. All’inizio il mondo dell’alta finanza è diffidente verso questo italiano bassino che promette la cosa più impossibile al mondo, ossia soldi facili, e quindi sono i commercianti più poveri i primi ad investire nell’idea di Ponzi. Idea che, almeno all’inizio, sembra essere vincente. Pian piano, però, e grazie agli agenti che si occupano della riscossione dell’investimento al posto suo, anche gli WASP (bianchi ricchi e protestanti) iniziano ad investire nella SEC, l’agenzia di Ponzi. Lui rimane inebriato da tutta questa ricchezza e si convince di essere finalmente diventato qualcuno, arrivando perfino a comprare una villa enorme a Sommerville, il quartiere dei signori, dove vivono sua moglie Rose (anche lei immigrata italiana) e la madre Imelda (che Ponzi fa arrivare dal paese di origine quando è all’apice del successo). Sì, perché per molti mesi gli affari sembrano andare così bene a Ponzi da consacrarlo come l’uomo della provvidenza, un invincibile parvenu capace di far arricchire i poveri ma anche di tentare (con successo) le scalate alle banche dei signori. La bolla finanziaria, però, scoppia quando inizia a interessarsi di lui il “Post” con il suo vicedirettore Richard Grozier (figlio di Edwin, grande amico di quel Pulitzer che dà il nome al famoso premio) che sguinzaglia contro Ponzi i suoi redattori, guidati da Eddie Dunn, per scoprire i segreti e le malefatte di quel simpatico arrivista di un italiano. E di segreti e malefatte da scoprire, quei giornalisti ne troveranno davvero tante…

Paolo Bernardelli (già sceneggiatore della docuserie su San Patrignano per Netflix) e Filippo Mazzotti (autore esordiente che con Ponzi condivide il giorno e il mese di nascita) cercano, con questo romanzo, di riscattare la vita dell’inventore di quel modello economico che tante truffe ha perpetrato ai danni di poveri inconsapevoli investitori. Quel poliedrico, intrigante, misterioso e conturbante personaggio che è stato Charles Ponzi, infatti, ha inventato il famoso schema “piramidale” che, coinvolgendo nuovi investitori con la promessa di guadagni facili in poco tempo, finisce per fagocitare tutti i loro risparmi. La ricostruzione della vicenda di Ponzi, inserita nel fittizio contesto di un reportage giornalistico condotto molti anni dopo la morte del protagonista dal già citato Eddie Dunn, risulta in effetti molto efficace per il ritmo veloce e lo stile multiforme che la contraddistinguono. Il fasullo giornalista che racconta la storia, infatti, solo raramente interviene in prima persona nel racconto usando, invece, assai spesso l’io narrante per dar voce alle tante (più o meno sincere) comparse nella vita da Ponzi: la moglie, il cognato, i primi investitori, gli ultimi creditori, i nemici e i suoi confidenti più sinceri. Tutti sono pronti a dire qualcosa di Charles Ponzi che, alla fine del racconto, non ne esce tanto come uno sconfitto (alla fine i suoi conti furono bloccati, la bancarotta e il carcere furono inevitabili) ma piuttosto come l’unico capace di dare - in quegli anni difficili - una speranza a tutti coloro che pensavano di non potersela permettere, la speranza. Quello di Ponzi, quindi, è sia il sogno tutto americano del self-made man, ma è anche il desiderio più profondo di tutti quegli italiani che lasciavano la propria casa verso un futuro migliore. E che, per acciuffarlo questo futuro, erano costretti ad arrabattarsi tra piccoli espedienti e sotterfugi spesso ben oltre il limite della legalità. Ma di condannare Ponzi in via definitiva, nessuno ha il coraggio di farlo. Neppure la moglie, tenuta costantemente fuori dai suoi loschi traffici e costretta a subire le sue continue menzogne. Perché, e questa è la sua unica eredità, Ponzi continua a dire ancora oggi attraverso queste pagine che non conta tanto mentire, quanto saperlo fare in grande.