Salta al contenuto principale

Lo strano caso di Henri Girard

Lo strano caso di Henri Girard

Philippe Jaenada abita con la sua famiglia a Parigi nel X arrondissement, tutti si conoscono, come in un paese, ci si frequenta e aspettando l’uscita dei figli dalla scuola si chiacchiera. Manu (Emanuel Girard), un suo caro amico, non perde mai occasione per dirgli che deve scrivere un libro su suo nonno. È stato infatti un personaggio incredibile con una vita rocambolesca: un miliardario, un clochard, un selvaggio, uno scrittore, è suo Il salario della paura, firmato con il nome di George Arnaud. Nella mente di Philippe qualche ricordo c’è del libro, aveva visto il film di Cluzot con Yves Montand, Palma d’oro a Cannes nel 1953, ma non è sua intenzione scrivere di quest’uomo. Ama i piccoli aneddoti, storie più semplici. Manu insiste dicendo che suo nonno a 23 anni era stato accusato di triplice omicidio, Henry Girard è il suo vero nome. Philippe, intrigato da quest’ultima notizia, studia, cerca notizie in rete, infine, accetta di scrivere. Affitta una Meriva e parte per il Périgord. Durante il viaggio, assillato da una spia arancione accesa sul cruscotto (un punto esclamativo tra parentesi), si lascia andare ai pensieri, è la prima volta che viaggia da solo, senza moglie e figlio, è una sensazione insolita, ripensa ai romanzi che ha scritto e ai casi di cui si è occupato: Bruno Sulak, Pauline Dubuisson. Finalmente arriva a Périgueux, scende all’Hotel “Mercure” e come un novello Colombo/Agatha Christie inizia la ricerca sul campo. Frequenta quotidianamente gli archivi, rilegge gli atti del processo, prova a ricostruire come si sono svolti i fatti, visita il castello e i dintorni, osserva le foto della scena del crimine, annota scrupolosamente le incoerenze, verifica i dettagli, cerca di capire e ricostruire. Il crimine è avvenuto nell’ottobre del 1941. Henry Girard, ospite del castello di famiglia a Escoire, al mattino presto urla e chiede aiuto, suo padre George, sua zia Amélie e la cameriera Louise sono stati massacrati brutalmente nella notte a colpi di roncola...

È con uno stile diretto e autoironico che Philippe Jaenada costruisce i suoi romanzi. Con Lo strano caso di Henri Girard, titolo originale La Serpe (ovvero in francese La roncola) ha vinto il Prix Femina nel 2017. La storia vera al centro del romanzo è trattata con rispetto per le fonti documentali e per i nipoti dei personaggi narrati, cambiando qualche nome. Il fatto che l’autore affitti la macchina per dare l’avvio alla storia non è detto che sia vero, ma è quello che giustifica la scritta “romanzo” sulla copertina. Nella prima parte Jaenada ci racconta la vita di Henri, la sua infanzia, il profondo dolore causato dalla morte per tubercolosi della madre Valentine e il rapporto affettivo altalenante con il padre. La sua vita è tumultuosa negli affetti: un matrimonio giovanile, i figli mai considerati, il difficile rapporto col denaro, che spende con assoluta noncuranza. Una vita lavorativa sempre in procinto di iniziare, nonostante una laurea in legge e l’aiuto del padre, funzionario ministeriale del governo di Vichy. Dopo il processo e il travagliato soggiorno in sud America, torna in Francia, inizia la sua ascesa come scrittore e una vita più tranquilla accanto a Rolande, sua ultima moglie. Nella seconda parte l’autore conduce la sua controinchiesta, passando alla lente tutti gli elementi trovati negli archivi, gli svarioni degli inquirenti, i dettagli importanti ignorati e le deposizioni dei testimoni. Centrale è la figura dell’avvocato Maurice Garçon, principe del foro di Parigi, amico di George Girard, che, grazie alla sua abilità riesce a far assolvere l'imputato in corte d’assise nel 1943. Ma qui non si racconta solo la storia di Henri. Accurato è il quadro storico, fatti e personaggi della Francia occupata, del Governo di Vichy e della Resistenza. La cifra dell’autore è quella di fare digressioni nella sua vita, raccontando della moglie, dei libri de La Banda dei Cinque letti con il figlio, di cene al ristorante cinese o di cucina italiana. Se da un lato ci fanno conoscere Philippe nel suo quotidiano, dall’altro possono distogliere il lettore dal filo della trama, diluendo un po’ l’incisività e l’abbondanza dei fatti narrati. Notevoli sono le fonti bibliografiche che testimoniano il grande lavoro di ricerca dell’autore. Una nota su Philippe Jaenada: nel 1989, a venticinque anni, ha passato per scelta e da solo un anno nel suo appartamento, senza contatti con l’esterno. Viveva in modo sregolato, come in una seconda adolescenza e questa esperienza lo ha salvato permettendogli di diventare uno scrittore, ritrovando serenità e sicurezza. È in questo periodo di autoisolamento che ha scritto il suo primo romanzo, Il cammello selvatico.