Salta al contenuto principale

L’occhio del tempo

L’occhio del tempo

Anno 2037. Confine fra Pakistan ed Afghanistan. Una pattuglia di elicotteristi delle Nazioni unite in missione di peacekeeping si trova a vivere una singolare esperienza, la cosiddetta ‘discontinuità’. Per qualche strano motivo dopo un conflitto a fuoco i soldati vengono a contatto con uomini che provengono da posti e tempi diversi dal presente, in particolare delle truppe inglesi ottocentesche e due femmine protoumane. Quasi contemporaneamente, una navicella russa di ritorno sulla terra viene a contatto con le truppe mongole di Gengis Kahn, mentre intorno al pianeta gironzolano misteriose sfere fluttuanti (denominate Occhi), che si fanno beffe delle armi umane...

Se l’dea di tagliare la terra a spicchi e di metterci dentro personaggi provenienti da luoghi e tempi diversi è ottima, visto che interserca utopia ed ucronia, nello sviluppo della stessa da due maestri della fantascienza del calibro di Clarke (2001: Odissea nello spazio) e Baxter (Manifold), ci si aspettava qualcosa di più. Oltre a questo spunto iniziale interessante, i due sfornano un bel romanzone di science fiction d’azione che deve molto a Chrichton, ma che in molti casi non riesce a togliersi di dosso un certo scientismo hard, declinato in pagine di spiegazioni scientifiche e dettagli inutili. Insomma, il primo libro della serie Time Odyssey si legge bene, ma manca del quid che lo avrebbe fatto diventare un classico della science fiction contemporanea. Clarke e e Baxter creano una bella trama, ma si dimenticano della caratterizzazione dei personaggi e vogliono dare prova ai lettori di essere oltre che romanzieri anche scienziati. Ne avevamo bisogno? Il libro praticamente è un “bestseller sulla fiducia”: avere il nome di Clarke sulla copertina lo rende un acquisto obbligato per tutti gli appassionati. Man mano che si leggono le pagine, si scopre invece che i due autori più che darsi da fare con il loro mestiere, hanno tentato di fare il botto senza pensare proprio a chi li legge da anni. Un buco nell’acqua, in attesa del proseguio.