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L’omino del blu

L’omino del blu

Nella città di Torone (vicino a Torino, ma molto, molto più grande), piena di grattacieli e smog, grigiore e serietà, tempo addietro avvenne qualcosa che ha dello straordinario. Mentre tutti stavano correndo di qua e di là avendo un gran bel daffare, a piazza Affari arrivò un signore piccolo, calvo e panciuto. Nessuno lo notò, impegnati come erano. Ad un certo punto però, nel mezzo della piazza l’ometto aprì la sua valigetta di cartone e iniziò a proclamare “Vengano, signore e signori, vengano. È arrivato l’omino del Blu! Vendo pezzi di cielo di ogni ordine e sfumatura, a buon prezzo, in liquidazione”. Gli abitanti di Torone si incuriosirono: in fin dei conti era un’ottima opportunità comprare pezzi di firmamento per ogni occasione: stellato, rosso al tramonto, ventoso, e così via. Il cielo, loro non lo vedevano da un pezzo, tanto da non ricordarsi più come era fatto. Gli affari dell’omino del Blu andavano a gonfie vele e nulla sarebbe cambiato se un giorno un uomo non fosse finito, per caso, “a gambe all’aria”…

Il mondo descritto in questo albo edito da ZOOlibri è di sicuro cupo, ma non per la nebbia: è la monotonia di un'umanità alle prese con “appunti e appuntamenti, conti e commenti”, di un mondo in cui ciascuno è col naso all’ingiù a smanettare sul cellulare o, più romanticamente, a scrivere appunti sul blocco notes, assorto in chissà quali fondamentali faccende. È il grigiore di non avere il tempo per alzare lo sguardo verso il cielo e godere della vista. Il libro, col suo grande formato cartonato, racconta di una triste realtà metropolitana, che viene messa in scacco soltanto dallo scivolone fortuito di un uomo. E non è un caso che María Moya raffiguri gli abitanti di questa città di fantasia dandogli le sembianze di uccelli, dimentichi della loro stessa natura: quella di volare nel cielo, appunto. Anche il testo di Cristina Bellemo riesce a catturare l’attenzione: c’è magia, ironia, poesia. Sorge però una domanda: i bambini che spazio hanno in questa storia? Di solito i piccoli stanno sempre col naso all'insù, a vedere gli aeroplani passare e ad osservare le strane forme delle nuvole... Se la città corrode gli animi, forse la salvezza è nei più piccoli.