
Alejandro Stern ha cinquantasei anni ed è sposato con Clara da trentuno. Rincasando un tardo pomeriggio di fine marzo è colpito dal silenzio che trova ad accoglierlo. È stato due giorni a Chicago per lavoro, per conto di suo cognato (nonché suo cliente più difficile) Dixon Hartnell, proprietario di un immenso impero commerciale di compravendita. Rientra stanco e irritato e chiama Clara attraverso le stanze vuote e innaturalmente silenziose. La trova in garage, in macchina, la portiera del guidatore aperta e la luce interna accesa che illumina debolmente il corpo. Ma la prima cosa a colpirlo è l’olezzo della putrefazione, che gli toglie il fiato e gli dà vertigini, la nausea come un pugno. Stern vomita in lavanderia, ma pulisce tutto prima di chiamare il 911 e il figlio Peter. Poi la casa si riempie rapidamente di un andirivieni di sconosciuti: poliziotti, paramedici, vicini ammassati sul prato, volanti parcheggiate a casaccio sul viale, l’ambulanza. Infine arriva Peter, in preda all’isteria ma perfettamente curato e in ordine, a parte l’espressione di panico incontrollabile. Il detective Nogalski piazzato nel suo studio inizia l’interrogatorio. Era seguita da uno psichiatra? Ha lasciato una lettera?
Un romanzo corposo e dall’elevato peso specifico che condensa pagine fitte di letteratura finanziaria, poco fruibile da chi non è del mestiere o comunque non mastica abitualmente tali nozioni. Con un inizio sottotono e privo di qualunque slancio, scoraggia il lettore meno motivato, che arranca con fatica e deve superare abbondantemente la metà per trarne – lieve – soddisfazione, senza tuttavia che la narrazione abbandoni mai davvero la lentezza e l’indolenza che lo hanno visto iniziare. Scott Turow indugia inutilmente in particolari ridondanti che non danno valore aggiunto ma anzi, distolgono dalle vicende e tengono a terra una storia che non decolla mai: descrizioni esageratamente lunghe e dettagliate, terminologia e meccanismi legali e finanziari, troppo specialistici e poco comprensibili, insomma, un manuale di insider trading travestito da romanzo e tirato per le lunghe. Poteva essere tranquillamente alleggerito senza esserne danneggiato (anzi). I personaggi sono alquanto sgradevoli, e Turow non sa descriverne l’emotività complicata di fronte a un evento sconvolgente come quello del suicidio di un familiare, per esempio. Stern, poi, suscita davvero pochissima empatia e non riesce a farsi apprezzare. Sicuramente un legal thriller non è caratterizzato dai colpi di scena che invece contraddistinguono gialli e thriller convenzionali, ma un po’ più di azione, disseminata lungo tutta la storia, non avrebbe guastato.