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L’ora dei dannati - L’abisso

L’ora dei dannati - L’abisso

Dante ha concluso il suo viaggio nei regni oltremondani ormai da diversi anni. L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso si erano aperti per un mortale: un evento eccezionale all’interno della sempre identica dinamica eterna dell’oltretomba, volto a cambiare la vita di Dante e, attraverso di lui, a fungere da guida all’intera umanità. Ma neanche l’aldilà è rimasto indifferente a quel passaggio. Dopo aver accompagnato Dante nel suo viaggio, Virgilio, avendo ormai fatto esperienza della potenza di Dio, non può più tornare nel Limbo. Esiliato dalla sua casa, ora è libero di muoversi nell’Inferno, senza essere trattenuto in nessun girone, non subendo i vincoli di nessuna pena in particolare. Un minuscolo ingranaggio del grande meccanismo dell’Inferno non è più al suo posto. Qualcosa si è inceppato, e Virgilio sta raggruppando i dannati scelti da Pier delle Vigne per tentare di evadere dall’Inferno. Il suicida, nella sua forma d’albero, ha preparato un piano molto dettagliato ma che non ha rivelato a nessuno per non rischiare di essere lasciato indietro. Virgilio, Bertran de Born, il conte Ugolino e Filippo Argenti dipendono da lui e, se vogliono tentare la fuga, devono portarselo faticosamente dietro e fidarsi della parola di un uomo condannato per l’eternità alle pene dell’Inferno. Sembra molto poco, ma tutto è meglio di restare lì. Qualunque cosa dovesse succedere loro una volta fuori dall’Inferno, sarà sempre migliore dalla condizione da cui stanno scappando, perché non esiste luogo peggiore dell’Inferno...

Da quando è stata scritta, La Divina Commedia non ha mai smesso di affascinare studiosi e artisti da ogni parte del mondo, che continuano a celebrare e rappresentare i luoghi, i personaggi e le creature descritte da Dante, attraversando tutti i linguaggi e le culture. Nel caso di Luca Tarenzi, autore di L’ora dei dannati, l’incontro con l’immaginario dantesco è avvenuto prima attraverso le illustrazioni di Gustave Doré, poi, come per tutti noi, durante le ore di scuola alle superiori. Da buon amante dei fantasy e giocatore di ruolo, non poteva non rimanere colpito dalle figure del mostro alato Gerione, dei giganti, di Bertran de Born con la testa staccata dal corpo tenuta come una lanterna e dell’albero antropomorfo Pier delle Vigne. Lo è stato a tal punto da non resistere alla tentazione di impossessarsene e renderle protagoniste di una trilogia fantasy. Non si tratta di una copia di quei personaggi, ma proprio degli stessi che hanno incontrato Dante all’Inferno. In questo senso, l’operazione di Tarenzi è rispettosa e allo stesso tempo molto originale, proponendo una possibile continuazione della storia dei personaggi che hanno popolato il viaggio di Dante, dopo che questi se ne è andato. Il gioco è creativo e assai curioso, a tratti un po’ splatter. Tarenzi è riuscito a sfruttare le dinamiche più interessanti della geografia e delle pene dell’Inferno a suo favore per costruire un’avventura fuori dal comune, più o meno riuscita, ridonando ai cinque dannati la speranza che Dante aveva loro tolto.