
La sera di Natale Rosa, che abita con il padre e le sorelle in un’antica dimora di campagna, cede la sua comoda stanza a una parente arrivata all’improvviso per trasferirsi in un’ala in disuso che le ispira un’indefinita repulsione. È lì che, svegliandosi nel buio, conoscerà l’orrore... Un giovane viene suo malgrado coinvolto nella visita turistica a una miniera di sale. Non immagina quale fantasmatico incontro lo attenda nel dedalo di cunicoli e gallerie... A un curato è offerta una posizione prestigiosa e ben remunerata a condizione che alloggi e segua negli studi il futuro erede di una cospicua fortuna. Ma sotto l’allettante proposta si nasconde un diabolico crimine... Un’anziana signorina, ospite di un nipote per le feste di fine anno, a causa di un disguido deve essere sistemata in una camera dalla fama sinistra, in cui passerà le ore più terrificanti della sua vita...
Di John Berwick Harwood è nota la vasta produzione letteraria mentre la sua biografia sfuma nell’ombra. Quel che sappiamo di lui sono la data di nascita (1828) e quella di morte (1886). E quest’ultima non è nemmeno certa, sottolinea nella postfazione Claudio Di Vaio che ha curato il volume proposto da Hypnos in edizione con testo originale a fronte. Il legame fra questi racconti è il più classico dei temi horror: il luogo infestato, assediato da una creatura malefica o celante un’insidia letale. Tipica del genere è anche l’atmosfera natalizia che, secondo la consuetudine inglese, invita a narrare spettrali vicende le quali diventano il preludio dei successivi spaventosi avvenimenti. A parlare in prima persona sono i protagonisti delle novelle, che tornano con la memoria ai fatti inspiegabili in cui furono coinvolti tempo prima. La prosa ottocentesca di John Berwick Harwood al primo impatto può apparire un po’ lenta e verbosa. Impressione che viene però ampiamente compensata dalla sottigliezza e dall’originalità con cui è indagata la paura nelle sue più inattese declinazioni.
Di John Berwick Harwood è nota la vasta produzione letteraria mentre la sua biografia sfuma nell’ombra. Quel che sappiamo di lui sono la data di nascita (1828) e quella di morte (1886). E quest’ultima non è nemmeno certa, sottolinea nella postfazione Claudio Di Vaio che ha curato il volume proposto da Hypnos in edizione con testo originale a fronte. Il legame fra questi racconti è il più classico dei temi horror: il luogo infestato, assediato da una creatura malefica o celante un’insidia letale. Tipica del genere è anche l’atmosfera natalizia che, secondo la consuetudine inglese, invita a narrare spettrali vicende le quali diventano il preludio dei successivi spaventosi avvenimenti. A parlare in prima persona sono i protagonisti delle novelle, che tornano con la memoria ai fatti inspiegabili in cui furono coinvolti tempo prima. La prosa ottocentesca di John Berwick Harwood al primo impatto può apparire un po’ lenta e verbosa. Impressione che viene però ampiamente compensata dalla sottigliezza e dall’originalità con cui è indagata la paura nelle sue più inattese declinazioni.