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Loser

Loser

Elsa Pardini è una scheggia nella pista d’atletica. Quando supera Arturo sembra dirgli qualcosa ma lui non la sente: vede solo i suoi capelli scuri che si agitano al vento. Lo odia, lei non sopporta quel club di perdenti, il trio formato da Arturo e dai suoi amici ignoranti come lui: Bacchi e Bombolo. Nonostante tutti i rimproveri di sua madre Cora, sarà senza dubbio bocciato. Troppe insufficienze. Lo sa anche il suo professore di italiano, Scafiddi. Arturo legge molto, narrativa di ogni genere, ma i libri di scuola sono tutta un’altra cosa. E poi incombe su di lui l’ombra del fallimento, dell’abbandono. A cosa serve imparare e andare avanti quando sei così fallito che tuo padre ha voluto abbandonarti quando avevi appena sette anni, da un giorno all’altro? Sua madre Cora è disperata, così chiede al professore di italiano Scafiddi di aiutare suo figlio a recuperare le insufficienze: lui sa che Arturo non è soltanto quello che mostra in classe, lui è là tutte le sere a cena, vede gli interessi extra-scolastici di Arturo, le sue potenzialità. L’unica soluzione possibile per il professore è chiedere l’intervento della sua alunna più brillante, Elsa Pardini. La ragazza non può rifiutare, ha un debole per il suo professore di italiano, e nonostante la sfida sia piuttosto ardua, è determinata “a cavare il sangue dalle rape”. E ora la sua rapa è proprio quel ragazzo metal-hippie che non sopporta, Arturo Turchet…

In un panorama editoriale in cui i romanzi d’amore per gli adolescenti sono rappresentati da dozzinali (e inquietanti) scimmiottamenti soft porno come la saga After (fanfiction dedicata alla boy band degli One Direction), Loser ‒ scritto sotto lo pseudonimo Momo Gatari da due autori (Laura e Andrea, probabilmente compagni anche nella vita, dal momento che il libro è dedicato “al nostro piccolo David Bowie e ai bambini che siamo stati”) ‒ è una ventata di aria fresca e pulita. La storia si ispira ai manga sentimentali per ragazze (shōjo), i principali protagonisti sono la bella Elsa, prima della classe, determinata e innamorata del suo professore di italiano, e Arturo, adolescente scansafatiche, grandissimo lettore e “attore nato” che cerca di nascondere l’inadeguatezza causata dall’abbandono di suo padre con atteggiamenti da perdente, da qui il titolo del libro. Attorno a loro ruota un caleidoscopio di personaggi gregari, ben definiti, ciascuno di loro ha uno scopo: il timido (e sovrappeso) Bombolo, che alla fine riuscirà a conquistare la quasi-modella Giulia, il professore di italiano Scafiddi, innamorato della prestante collega di educazione fisica Linda Germani, che dopo la scuola spesso e volentieri si trova ad accettare le cure materne di Cora, la madre di Arturo (agli ultratrentenni come che scrive non sarà sfuggita la somiglianza del personaggio con Roberto Sedinho, l’allenatore di calcio di Oliver Hutton nel cartone Holly e Benji) o Ginevra la sorellina nippo-addicted (otaku) di Elsa. Portare un genere nuovo per il mercato italiano come la light novel nipponica (romanzi sentimentali corredati di illustrazioni), ambientandola in Italia, è un esperimento eccentrico e il coraggio va premiato, soprattutto quando chi scrive lascia fra le pagine una bolla colorata di tenerezza e restituisce all’adolescenza ciò che dovrebbe essere, o quantomeno è nell’immaginario di noi ex-adolescenti nostalgici, un’età di piccoli batticuori, di attese e di speranze per il futuro. Ci sono topoi letterari tipici della cultura nipponica, litigi amorosi, luna park, passeggiate in bicicletta, piccole e grandi sfide: il soggetto non è originale per chi fin da piccolo mastica pane e manga, ma ha il pregio di esser scritto con passione e di traslare l’immaginario giapponese in un ambiente italiano, seppur in un’indefinita città di mare. Il libro è consigliato dalla casa editrice a un target di lettori dai dieci ai diciotto anni.