
Quello che prima di ogni altra cosa gli piace di lei è il look. Giubbotto scamosciato, jeans logori, stivali dall’aspetto vissuto e capelli rossi. Un insieme che è allo stesso tempo caldo e coerente, malinconico e vitale. Non alta ma sottile, pur se i muscoli a fior di pelle fanno presagire una forza notevole, con la sua pelle troppo bianca - aspetto tipico delle rosse - Ivana gli ricorda quei coltelli esquimesi, con un’estremità affilata e l’altra adattabile alla perfezione alla mano, intagliati in un unico pezzo di avorio. Ivana ha frequentato i corsi della scuola nazionale di polizia di Cannes- Écluse, quelli di cui lui è istruttore. Durante i mesi del corso, il commissario Niémans ha avuto la possibilità di studiare la sua bellezza aspra e singolare: zigomi alti, sopracciglia disegnate, muscoli e rabbia. Ora si trovano insieme in auto, la Volvo station wagon di Niémans. Lei è raggomitolata sul sedile e sta mangiando un’insalata di quinoa, mentre con noncuranza appoggia i tacchi sul cruscotto in radica di noce dell’auto. Se si fosse trattato di qualcun altro, il commissario non avrebbe tollerato un simile oltraggio alla sua adorata automobile, ma trattandosi di Ivana, decide di soprassedere e di continuare a guidare. Si sente bene con quella ragazzina seduta al suo fianco, quella giovane che ancora si rosicchia le unghie e ha l’odore del riso soffiato. Si trovano in Germania, nella zona della Foresta Nera e imboccano l’uscita per Friburgo. Ivana sta raccontando al commissario che la famiglia Geyersberg, secondo una nota rivista americana, si trova al ventesimo posto nella classifica dei più ricchi. È una casata nobile che è riuscita a consolidare la propria fortuna nell’ingegneria automobilistica. E ora il principale erede del gruppo, Jürgen, che amministra insieme alla sorella Laura l’intero patrimonio, è stato assassinato. Il suo corpo è stato ritrovato nella foresta di Trusheim, in Alsazia, zona in cui la famiglia, una o due volte l’anno, invita la crème dell’aristocrazia a una grande battuta di caccia alla seguita, con i cani...
Il commissario Niémans, acciaccato e invecchiato, riemerge dalle profondità delle acque de I fiumi di porpora, dove sembrava spacciato per sempre, per essere assegnato all’istruzione di nuove reclute. L’incidente subito ha lasciato pesanti segni, nel suo corpo e non solo, e occuparsi del servizio attivo non è più pensabile per lui. Ma l’omicidio efferato, a seguito di una battuta di caccia nella Foresta Nera, di un miliardario, trovato martoriato al pari di una bestia - come se su di lui fosse stata praticata la pirsch, crudele ed antico assalto all’arma bianca, rituale che si consuma in un richiamo alla preda e al suo sangue - richiede l’intervento del commissario, burbero e caustico come sempre, affiancato dalla sua allieva Ivana Bogdanović, francese di origine croata, che ancora porta in sé il dolore accecante delle ferite di una guerra che ha a lungo interessato i territori della ex Jugoslavia. C’è da rimestare nel torbido di una grande famiglia con alle spalle un immenso impero economico e mille interessi. Un’indagine complicata in cui nulla è come sembra e il colpevole è difficilissimo da individuare, perché abile nel confondersi con le vittime della vicenda. Jean-Christophe Grangé abbandona paesaggi e località francesi, in cui in genere si muovono i protagonisti dei suoi romanzi, e accompagna il lettore in un mondo cupo e ancestrale, uno scenario in cui vince il più forte e il sangue del più debole è spesso solo un danno collaterale. Niémans e Ivana devono venire a capo di una situazione davvero contorta che, partendo da discutibili rituali legati alla caccia, arriva a lambire la storia dei temibili e terribili Cacciatori neri, i sanguinari cercatori e sterminatori di ebrei all’opera durante la Seconda guerra mondiale. Grangé non risparmia alcun particolare e racconta personaggi e azioni con una precisione fotografica, resa ancor più cupa e credibile dalle accurate descrizioni, spesso claustrofobiche, di quella parte della Germania in cui la storia si snoda. Uno scrittore dalla prosa diretta e incisiva, dunque, capace di raccontare la paura, quella vera, e di catturare l’interesse del lettore, una volta ancora, fin dalla primissima pagina.