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L’ultima dei Neanderthal

L’ultima dei Neanderthal
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Ragazza è grande e forte, Grande Madre è tranquilla: come Grande Sorella prima di lei, quest’estate Ragazza troverà un compagno e diventerà la Grande Madre di un’altra famiglia. Il futuro della specie è garantito. Ragazza sa di essere pronta per questo e sopporta con tenacia le avversità della sua selvatica vita. Quando la furia degli elementi la fa rimanere sola con il trovatello Cucciolo, Ragazza ripone ogni speranza nel calore degli accoppiamenti al posto d’incontro, dove troverà chi potrà placare il suo dolore. Quell’estate, però, solo gli orsi fanno capolino sulle anse del fiume: per la prima volta Ragazza sente che forse, per lei, un posto nel mondo non c’è… Rosamund è china a terra, qualcosa d’importante sta emergendo sotto quarantamila anni di polvere. Tutta la sua attività scientifica può trovare in quelle ossa una chiave di lettura decisiva. Peccato che i soldi siano pochi, per dedicarsi ai suoi Neanderthal: Rose non ha mai inseguito gloria e soldi facili. Peccato che Simon faccia l’insegnante precario, quindi non possa dare garanzie di stabilità. Ecco, essere incinta aggiunge un ulteriore livello di complicazione. Un mecenate inatteso, un museo, si fa avanti con dei fondi ma anche con la nomina di chi le succederà quando Rose dovrà lasciare il campo. Un’idea che la atterrisce. Chi riuscirà a capire la ragione di quei due scheletri uno di fronte all’altro, occhi negli occhi, con le braccia aperte quasi ad abbracciarsi?

È stato un ritrovamento archeologico del 2007 a gettare il seme di questo romanzo: una sepoltura con due corpi, una donna e un uomo, adagiati una di fronte all’altro con braccia e gambe intrecciati tra loro. Inutile dire che in un attimo sono stati soprannominati “gli amanti di Mantova” e le riletture romantiche della scoperta sono fioccate. Questo testo, dunque, s’inscrive in questo filone, proiettando il lettore avanti e indietro nel tempo al ritmo veloce di uno stile narrativo serrato. Con una complicazione in più: i due scheletri non sono identici, lei è una Neanderthal e lui è un Sapiens. Alla faccia di chi li ha sempre immaginati come scimmioni evoluti, qui i Neanderthal ci sono presentati in una veste decisamente più “umana” e parallela, piuttosto che precedente, all’evoluzione che ha portato alla specie dei sapiens (cioè noi). Mescolato a un moderato taglio di divulgazione scientifica (parte del patrimonio genetico dei Neanderthal vive in noi, che ci faccia piacere o meno), il romanzo costruisce in parallelo la vita delle due protagoniste, separate da quarantamila anni di evoluzione ma confrontate alle medesime tematiche: l’affermazione di sé, la maternità, il rapporto con gli altri. Una bella miscela, dolce, avventurosa e non banale che ci ricorda che, con tutta la nostra unicità, siamo parte integrante del flusso della vita.