Salta al contenuto principale

L’ultima messa del gastaldo

L’ultima messa del gastaldo

Buttrio, notte di Natale 1843. La messa finisce all’una ed è seguita da quaranta minuti di canto delle laudi. Il gelo ha cristallizzato la notte e, se all’interno della chiesa il fiato dei corpi ammassati contribuisce a rendere un po’ più calda l’aria, all’uscita dalla chiesa la gente, stremata e infreddolita, si disperde in fretta, ciascuno in direzione della propria abitazione. Il corpo del gastaldo viene ritrovato durante la mattinata successiva, quando uno dei coloni a servizio dal conte si dirige verso le stalle padronali per rigovernare gli animali. Mentre cammina svelto ma attento a dove mettere i piedi, cercando di evitare il pericolo di scivolare su una delle numerose lastre di ghiaccio della strada, il suo occhio indugia su quello che a prima vista gli pare un fantoccio ribaltato al suolo. Guardando meglio, si accorge che si tratta di un umano e, prima di chiedere aiuto, si ferma e osserva con attenzione quel corpo completamente ricoperto di brina, tanto da sembrare fosforescente. Il cappello che l’uomo indossava è rotolato poco lontano dal suo corpo e i suoi arti sono scomposti come quelli di un manichino. Quando finalmente si decide ad andare a chieder aiuto, fa in modo che il conte venga prontamente avvertito. Questi, infatti, indossato un pastrano e afferrato un bastone, ordina a due servi di seguirlo con il biroccio e si reca prontamente nel luogo in cui il colono è ancora fermo, in attesa accanto al corpo del morto. Non appena il conte affianca il defunto, nonostante le sue condizioni strazianti, non ha alcuna difficoltà a riconoscere in lui il suo gastaldo. Subito pensa a un colpo apoplettico, causato dalla bassa temperatura della notte appena trascorsa. Poi, però, quando si china, nota che all’altezza del petto, il gastaldo ha una specie di rosa nera, sfiorita. Il conte non ha dubbi: si tratta di sangue. La morte del pover’uomo, quindi, non può essere casuale. Si tratta senza dubbio alcuno di una morte violenta. Il corpo del gastaldo viene caricato sul biroccio e portato nell’infermeria della villa del conte, dove Iole, la moglie del fattore Melchiorre, dopo un primo istante di sgomento, si siede a vegliare il morto, in attesa che arrivino il medico e i necrofori...

La notte di Natale 1843 è uno scenario molto interessante sul quale collocare un noir: è la notte nella quale ha luogo uno degli eventi più importanti per la tradizione cattolica e si tratta nello specifico di un anno significativo per l’Italia, terra in cui si cominciano a respirare quei moti rivoluzionari che porteranno a enormi cambiamenti. È quindi una notte importante quella in cui viene ritrovato cadavere Girolamo Zecchini, gastaldo del conte d’Attimis Maniago. Siamo in un periodo storico in cui le morti violente sono piuttosto diffuse e in cui l’utilizzo delle armi, oltre che consentito, è consueto a causa del tasso di violenza elevato. Le indagini sull’efferato episodio vengono affidate al capitano Rotario, un uomo rigoroso e perbene, indifferente alle lusinghe dei potenti e desideroso di far luce e chiarezza su una situazione che si mostra fin da subito piuttosto contorta. Diego Lavaroni - psicoterapeuta e psicologo - ha creato un personaggio che buca la pagina e centra l’obiettivo: è una figura concreta, capace di andare oltre le apparenze e di rovistare nel torbido di una realtà in cui, accanto a ricche dimore, si trovano bettole di terz’ordine in cui la violenza regna sovrana; sa leggere nel cuore di chi mostra il meglio di sé e di chi invece offre il peggio; riesce a battere ogni pista possibile - dalla vendetta personale alla pista massonica; dagli ambienti legati alla stregoneria a quelli più vicini ai princìpi risorgimentali - per riuscire finalmente a districare una matassa aggrovigliata e contorta. Un noir in cui il contesto storico è un elemento imprescindibile, che caratterizza la scelta dell’ambientazione e del linguaggio, e si fa strumento capace di incuriosire e appassionare il lettore, invitato ad analizzare ogni aspetto di una fase storica sicuramente turbolenta ma forse proprio per questo particolarmente intrigante.