
Leonardo da Vinci, figlio illegittimo, fu un uomo gentile curioso e pieno d’ingegno. Progettista, ingegnere, architetto, scienziato, ma soprattutto uno dei più grandi pittori mai esistiti, un artista geniale che non firmò né datò mai le sue opere e che ebbe molti allievi ai quali insegnò a dipingere e imitare alla perfezione il suo stile. Centinaia di copie e tra queste difficile identificare quelle che il maestro Leonardo aveva impreziosito con qualche sua pennellata. Il desiderio di trovare un’opera perduta, un “nuovo” Leonardo, ha travolto più di un esperto studioso. Nel maggio del 2008 Robert Simon viaggia verso Londra. Nella cappelliera dell’aereo ha la sua valigetta che contiene un quadro rinascimentale, con il busto di un Cristo benedicente che tiene in mano un globo trasparente. Non lo perde di vista, non ha potuto permettersi di pagare il premio assicurativo, perché sebbene tre anni prima lo abbia pagato solo diecimila dollari, ora pare ne possa valere tra cento e duecento milioni di dollari. Simon ha già speso molti soldi per il restauro, ci ha investito molto, tutto, perché lui crede che quella sia proprio opera di Leonardo da Vinci, adesso l’unica cosa che può fare è aspettare l’evolversi degli eventi dopo che il gruppo di esperti londinesi avrà valutato il quadro. L’esito di quel viaggio potrebbe far passare Simon alla storia come lo scopritore dell’opera perduta di Leonardo, dargli fama e denaro, ma soprattutto quell’intima realizzazione del sogno di ogni appassionato di arte: avere tolto dall’oblio l’opera dell’artista amato…
L’ultimo dipinto di Leonardo è il libro con cui Ben Lewis ricostruisce il percorso della misteriosa sparizione del Salvator Mundi, ultimo quadro attribuito a Leonardo da Vinci, da Luigi XII a Carlo I d’Inghilterra, due dei primi e più celebri possessori, fino all’ultimo acquirente, un semisconosciuto principe saudita che avrebbe autorizzato l’esposizione nel settembre del 2018 al Louvre di Abu Dhabi. La tavola dipinta, ritrovata per caso e in pessime condizioni da Robert Simon nel 2017, è stata venduta all’asta per una cifra da capogiro: 450 milioni di dollari. Lewis segue le fasi dei vari restauri, scopre le origini dei danneggiamenti subiti e individua le diverse copie del Salvator mundi. Gran parte del libro lo dedica al lavoro intrapreso per la verifica dell’autenticità e l’attribuzione di questa meravigliosa opera che ha in sé i tratti significativi di un dipinto originale, (come la presenza del “ripensamento” sulla posizione del pollice della mano benedicente). Il testo approfondisce le complesse dinamiche del mercato dell’arte, ma al tempo stesso è scritto quasi fosse un romanzo, così che la lettura scorre anche nelle parti più tecniche. Niente può dare la certezza di chi sia l’autore del dipinto, è innegabile solo che si tratti di arte originale, come testimonia l’emozione che ha provocato in chi ha avuto la preziosa opportunità di vederlo dal vivo. Ma il mistero continua a avvolgere questo quadro che a oggi è di nuovo scomparso…