
Durante l’inverno tra il 2014 e il 2015 la Malesia è colpita dalla più grande alluvione di tutti i tempi, che mette in ginocchio un Paese già compromesso dalla corruzione. Gli alti vertici della polizia, di cui Mr. Saaed è il maggiore esponente, hanno infatti venduto aree del proprio stato alle multinazionali occidentali, che hanno abbattuto la foresta per avviare coltivazioni di palma da olio e gomma, caucciù nello specifico. L’alluvione ha compromesso le attività dei pescatori, le coltivazioni del riso, ha spazzato via interi bazar o piccoli negozi, da cui derivava il sostentamento di intere famiglie, e tutte ora attendono che il Governo si adoperi per risollevare il paese. La situazione è particolarmente acuita nel Sultanato del Kelantan, un’area abitata dagli aborigeni Temiar, guidati dall’anziana e saggia Tijah; gli Orang Temiar infatti hanno sempre abitato la foresta, ma dopo l’arrivo delle multinazionali sono stati costretti a venire a patti con il governo malese, sfruttando i propri campi per coltivazioni obbligate oppure rimanendo confinati in piccole aree che non bastano neanche a produrre nutrimento per i proprietari. Tijah e il suo popolo sono aiutati da Fadi, un ragazzo che racchiude in sé l’origine malay e il credo buddista, un’antropologa italiana e il Dr. Mohd Riyad, un pediatra che vuole fare tutto il possibile non solo per salvare le vittime dell’alluvione, ma anche per mettere in sicurezza la popolazione e contribuire alla rinascita del suo Paese...
Silvia Grossi è un’antropologa italiana specializzata nel Sud-Est Asiatico. L’ultimo respiro del sole è il suo primo romanzo, che nasce oltre che dalla ricerca, anche dalla sua esperienza diretta sul campo, prima come giornalista freelance nella zona e poi come volontaria dei soccorsi durante la grande alluvione. Il romanzo, dal punto di vista stilistico, è un’alternanza di pagine del diario di campo, scritto nel decennio 2005-2015, periodo che la protagonista ha trascorso in Malesia, e la narrazione vera e propria. È chiaro fin dalle prime pagine quanto si voglia portare in superficie una serie di temi molto attuali, nello specifico come la violenta alluvione del dicembre 2014 sia stata causata dal cambiamento climatico unito all’avidità economica che è causa della deforestazione, della perdita della biodiversità, dell’estinzione di alcune specie di animali, degli incendi dolosi al fine di acquistare terreni a prezzi stracciati e dello sfruttamento incontrollato del territorio. Ai disastri ambientali si aggiungono anche le tensioni politiche, con il Governo che tarda ad attuare un cambiamento necessario quanto urgente, e sociali, con centinaia di migliaia di persone sfollate, che si trovano a vivere in accampamenti di fortuna senza sapere se e quando avranno la possibilità di ricostruire la propria casa. In questo clima di negatività le persone buone fanno la differenza, in particolare quelle che non si arrendono e lottano per un futuro migliore. Una vicenda che può essere facilmente traslata ad altri Paesi del mondo.