
La vita a volte può essere davvero pesante. Vai dal dottore convinto di avere un raffreddore - un banale raffreddore, con tutti i sintomi tipici e a loro volta banali; ma così coriaceo e persistente da far pensare a qualcosina di più, che so, un’allergia stagionale - e ti ritrovi con un tumore. “Adenocarcinoma”, dice il medico, come se il termine tecnico potesse stemperare l’impatto emotivo. Poi aggiunge: “È un caso rarissimo”, e lì non sai più se incuriosirti o imbestialirti, mettendo da parte ogni decenza, ogni etichetta, ogni velleità di ragionevolezza. In realtà, però, non succede niente: quando un cambiamento, anche grande, ti si para davanti agli occhi, provi a piantare i piedi in ciò che resta fisso, per farti forza; ma quando a cambiare è tutto, contemporaneamente, c’è poco da fare la voce grossa. Così, senza neanche accorgertene, cominci ad andare avanti, ma con un certo distacco, quasi come se la cosa non avesse una grande importanza, e lo stesso decidere se curarti o meno - ben conoscendo i rischi della terapia e gli effetti collaterali - diventa infine una scelta umorale, lo sbilanciamento di un momento, qualcosa che ti ritrovi a fare magari solo perché non avresti saputo rispondere alla domanda: “Perché no?”. Insomma, la vita a volte può essere talmente pesante da farti desiderare - bestemmia, ma realtà - di morire quanto prima. Eppure non tutti riescono a essere così fortunati...