
“È diventato un peso e deve morire, o sarà lui ad uccidere me…”. Siamo nel dicembre del 1893 e Sir Arthur Conan Doyle decide di “eliminare” il suo principale personaggio letterario, Sherlock Holmes, lasciando i follower del detective nella più nera disperazione. Minacce, aggressioni e finanche una bomba consegnata a casa Doyle non dissuadono l’autore dal suo intento di mantenere defunto il suo ingombrante alter ego. Passano 8 anni e misteriosamente, nel 1901, Holmes fa capolino con un nuovo intrigante caso. A distanza di un secolo, Il mastino dei Baskerville fa sorgere molte domande tra gli studiosi sherlockian. Nessuna fonte è in grado di spiegare cosa abbia portato l’autore ad un tale cambiamento di rotta, soprattutto alla luce della scomparsa di uno dei fondamentali diari di Doyle. Ma cosa si nasconde veramente tra le pagine perdute? Gli sherlockian di tutto il mondo se lo chiedono, soprattutto a ridosso delle annuali riunioni che sono soliti organizzare all’Algonquin Hotel, sulla 44° Strada. Le cene degli “Irregolari di Baker Street” sono un privilegio di pochi e Harold White non riesce a credere che quest’anno abbiano accettato la sua richiesta di ammissione. Il 6 gennaio 2010 (presunto compleanno di Sherlock Holmes) sarà ancora più importante perché Alex Cale, uno dei più fedeli sherlockian, ha annunciato il ritrovamento del diario perduto. Quando però il suo cadavere viene trovato nella stanza d’albergo, con la parola “elementare” ben celata tra gli indizi, White decide di trasformarsi da nerd ventinovenne in scaltro segugio e avvia la sua indagine personale, parallela a quella della polizia. Al suo fianco la misteriosa giornalista Sarah, che lo seguirà in tutte le sue intriganti scoperte. Due omicidi diversi, due epoche lontane tra l’oro, due personaggi apparentemente contrastanti che sembrano legati da un unico filo conduttore, da un amore/odio che li porta a farsi la medesima domanda: cosa farebbe Sherlock Holmes?...
L’uomo che odiava Sherlock Holmes di Graham Moore è un romanzo brillante e vivace che può essere considerato un giallo in piena regola, grazie ai numerosi elementi caratteristici: dal sospetto all’indagine, dal ritrovamento degli indizi alla ricerca della soluzione. Questo libro vi stupirà e vi accompagnerà piacevolmente nel mondo di Sherlock Holmes che, per una volta, non sarà il personaggio principale. Le avventure dei due protagonisti, Arthur Conan Doyle e Harold White, si alternano in un rutilante susseguirsi di indagini che terranno i lettori con il fiato sospeso. E se da una parte il tenero e impacciato Harold diventerà ben presto un audace e preparato investigatore, dall’altra il grande scrittore Arthur Conan Doyle vestirà i panni dell’odiato detective Holmes per aiutare Scotland Yard nelle ricerche di un feroce assassino. Due plot diversi a 100 anni di distanza che si integrano perfettamente uno nell’altro, grazie alla capacità di Moore di intrecciare realtà e fantasia. Degna di nota la presenza di Bram Stoker, migliore amico di Doyle, dipinto in questo romanzo con una vena di comicità e simpatia che solitamente mal si abbina all’immagine del “papà” di Dracula. Un po’ di Londra di inizio Novecento e tanti riferimenti alla vita privata di Doyle, compresi i suoi più profondi pensieri, mostrano la reale competenza del giovane Moore, considerato uno dei maggiori studiosi della storia sherlockiana e dell’Inghilterra Vittoriana. Il linguaggio del romanzo colpisce per la sua particolarità: se da una parte è un romanzo chiaramente scritto oggi, dall’altra sembra riportarci indietro nel tempo. Un profumo di arcaico traspare tra le righe, complici anche la terminologia doyliana sparsa nel libro e alcune citazioni di Holmes, che troviamo nell’incipit di ogni capitolo. Una nota in merito alla trasposizione del titolo: nel passaggio dall’originale Sherlockian alla traduzione L’uomo che odiava Sherlock Holmes sembra quasi si perda uno dei due protagonisti, Harold, spostando l’attenzione solo su Doyle. A parte questa piccola critica, questo rimane comunque un romanzo ben realizzato e interessante, con indagini travolgenti e una conclusione dolce-salata che metterà d’accordo tutti i lettori. Alla fine, come direbbe Sherlock Holmes, “Una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”.
L’uomo che odiava Sherlock Holmes di Graham Moore è un romanzo brillante e vivace che può essere considerato un giallo in piena regola, grazie ai numerosi elementi caratteristici: dal sospetto all’indagine, dal ritrovamento degli indizi alla ricerca della soluzione. Questo libro vi stupirà e vi accompagnerà piacevolmente nel mondo di Sherlock Holmes che, per una volta, non sarà il personaggio principale. Le avventure dei due protagonisti, Arthur Conan Doyle e Harold White, si alternano in un rutilante susseguirsi di indagini che terranno i lettori con il fiato sospeso. E se da una parte il tenero e impacciato Harold diventerà ben presto un audace e preparato investigatore, dall’altra il grande scrittore Arthur Conan Doyle vestirà i panni dell’odiato detective Holmes per aiutare Scotland Yard nelle ricerche di un feroce assassino. Due plot diversi a 100 anni di distanza che si integrano perfettamente uno nell’altro, grazie alla capacità di Moore di intrecciare realtà e fantasia. Degna di nota la presenza di Bram Stoker, migliore amico di Doyle, dipinto in questo romanzo con una vena di comicità e simpatia che solitamente mal si abbina all’immagine del “papà” di Dracula. Un po’ di Londra di inizio Novecento e tanti riferimenti alla vita privata di Doyle, compresi i suoi più profondi pensieri, mostrano la reale competenza del giovane Moore, considerato uno dei maggiori studiosi della storia sherlockiana e dell’Inghilterra Vittoriana. Il linguaggio del romanzo colpisce per la sua particolarità: se da una parte è un romanzo chiaramente scritto oggi, dall’altra sembra riportarci indietro nel tempo. Un profumo di arcaico traspare tra le righe, complici anche la terminologia doyliana sparsa nel libro e alcune citazioni di Holmes, che troviamo nell’incipit di ogni capitolo. Una nota in merito alla trasposizione del titolo: nel passaggio dall’originale Sherlockian alla traduzione L’uomo che odiava Sherlock Holmes sembra quasi si perda uno dei due protagonisti, Harold, spostando l’attenzione solo su Doyle. A parte questa piccola critica, questo rimane comunque un romanzo ben realizzato e interessante, con indagini travolgenti e una conclusione dolce-salata che metterà d’accordo tutti i lettori. Alla fine, come direbbe Sherlock Holmes, “Una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”.