
I Donheads, nella contea del Dorset, rappresentano un angolo di Inghilterra fermo nel tempo, villaggi e abitudini sono quelle di una volta. Qui, soprattutto nei weekend, si riempiono le seconde case dei professionisti in pensione, avvocati, funzionari, diplomatici abituati a viaggiare verso l’Oriente. Come sir Edward Feathers, giudice rigoroso, con un passato professionale ed esistenziale molto movimentato, talvolta avventuroso; il suo servizio lo ha portato in Malesia e a Hong Kong, fin dai tempi in cui l’Impero aveva ramificazioni nelle colonie. Sir Feathers da giovane aveva vissuto in quei luoghi esotici, racimolando ricordi intensi e amicizie irripetibili, come quella con un ragazzo cinese, enigmatico, che portava nascoste nel cappello delle carte da gioco. Erano tempi ben diversi da quelli odierni, meno movimentati e così aridi. Nel frattempo, era avvenuto il matrimonio con Betty, un rapporto solido, sebbene fondato su un’anomala regola di vita. E, insieme a lei, in maniera indiretta ma non troppo, un terzo personaggio: Terry Veneering, anch’egli uomo di legge ma talmente diverso - praticamente opposto, antitetico - nel suo essere stravagante e persino divertente. Ecco qui delineato il classico triangolo di amore e passioni. Classico ma non perfetto. Vissuto pienamente eppure ricco di incomprensioni e atti mancati, dolori. Sarà il destino, come sempre, a offrire svolte inedite e a dare al passato nuovi e più pieni significati…
Matrimonio, felicità, vita, vita dopo la morte, pace: sono i titoli delle cinque parti che compongono questo libro. Si tratta della seconda opera di una trilogia che sta riscuotendo molto successo grazie alla folta schiera di adoratori della scrittrice Jane Gardam. Nata nel 1928, colpisce i lettori per la capacità di scrittura che rimanda all’epoca d’oro del grande romanzo in lingua inglese. E i paragoni con Jane Austen affollano le fascette e le recensioni a ogni nuova uscita della saga che, in versione originale, è nota come quella di “Old Filth”, dal soprannome del protagonista. In effetti, lo stile della Gardam è abbastanza austeniano: grandi storie in uno sfondo storico glorioso, capaci di disegnare un’epoca, ma declinate nel racconto di esemplari episodi di vita e amore. Amore, come sempre, declinato con humor e linguaggio spedito e brillante. Si notano i dialoghi ben cadenzati e i personaggi degni di esseri raccontati, così che anche un ordinario matrimonio borghese riesce a trasformarsi in una miccia per far detonare passioni, visioni, trame psicologiche e introspettive semplici da leggere ma dai risvolti raffinati. Non è da tutti, tale capacità narrativa. Perché, dunque, leggere L’uomo dal cappello di legno? Intanto per scoprire chi sia il personaggio del titolo. Per immergersi in una trama temporale complessa e movimentata che porta a interrogarsi su quante e quali possano essere le versioni di una stessa realtà. Soprattutto, è un romanzo per patiti e nostalgici delle atmosfere inglesi classiche e per chi è solito affrontare le classiche saghe.