
Erasmus Levine ha lo stesso nome di Erasmo da Rotterdam. Sua madre decise di chiamarlo così perché sicura che suo figlio sarebbe stato destinato a grandi imprese, proprio come il filosofo olandese. In effetti Erasmus Levine è sempre stato un brillante studente e, adesso che è adulto, ha un compito fondamentale: è il carrier. Egli è l’uomo che ha l’incarico di portare la valigetta, la “Nuclear football”. Il contenuto della valigetta è così segreto che solo pochi uomini al mondo ne sono a conoscenza. Essa contiene solo quattro cose: il libro nero in cui è indicata ogni opzione operativa in caso di attacco; la lista delle basi sotterranee in cui condurre il Presidente degli Stati Uniti in caso di emergenza; un foglio riassuntivo del sistema degli armamenti nucleari; la tessera con i codici che il Presidente avrebbe dovuto usare per identificarsi con il Centcom, il comando centrale delle forze armate. La squadra di Erasmus è detta Nucleus ed è composta in totale da sei elementi: quattro agenti più un capo di nome Edelweiss e una persona sconosciuta al resto del gruppo che si fa chiamare Alpha. Il nucleus è una piccola unità mobile, a fianco di quella del Presidente degli Stati Uniti, che agisce come gruppo di protezione e che, in caso di crisi o di guerra, può operare in piena autonomia. Una struttura che assomma tutte le funzioni della CIA, FBI, NSA e servizi segreti, “Una fenice risorta subito dopo l’11 settembre dalle ceneri del World Trade Center”. Ogni agente del nucleus è incoraggiato a perfezionare la propria identità civile e a condurre una doppia vita. Così Erasmus Levine è ufficialmente un ricercatore laureato in filosofia, ha una moglie, due figlie femmine e un maschio. Adesso però il peso della valigetta è diventato un fardello troppo pesante da sopportare. Erasmus diventa così un Amleto all’interno del sistema di armi nucleari e per questo decide di fuggire…
“Il punto di partenza della fuga impossibile che avrebbe portato me e Alpha fuori dal gruppo. «Noi due contro il mondo”. Mattias Berg, noto giornalista svedese, esordisce nella narrativa con una spy story ispirata a fatti reali. Ambientazione e personaggi sono quanto mai realistici al punto che trama e temi trattati potrebbero essere scambiati per una satira feroce dei nostri tempi. È lo stesso autore che indirizza in tal senso e in una nota iniziale afferma: “quando si parla di armi nucleari, quello che succede nella realtà molto spesso supera la fantasia, pertanto a qualcuno la trama di questo libro potrà senz’altro apparire opera di finzione. In realtà, tutta la storia è basata su fatti assolutamente reali”. Il romanzo è raccontato in prima persona, dal punto di vista del protagonista. Nonostante tale scelta tuttavia, non è facile entrare in empatia con il personaggio, forse a causa di una prosa complessa sotto un profilo morfosintattico e una partenza lenta nel suo incipit. Si tratta senza dubbio di un testo colto e ambizioso sia nella forma che nelle tematiche trattate. Un thriller che affronta temi etico-filosofici e che punta l’obiettivo sugli armamenti nucleari ponendo una domanda fondamentale: perché l’uomo ha creato un’arma capace di distruggere il mondo intero?