
È un tardo pomeriggio di un giorno qualunque del 1985. Il quattordicenne Mariano - che ancora non ha la più pallida idea di quella che sarà la vocazione professionale, che in seguito lo spingerà ad intraprendere la strada della scrittura - sintonizza la TV di casa su Rai1. La sigla di un programma che si intitola Parola mia cattura la sua attenzione. Si tratta di una trasmissione in cui la lingua italiana è protagonista assoluta: si parla di etimologia, di parole, di pagine interessanti della nostra letteratura. Inoltre, la figura di un accademico si distingue nella sua funzione di giudice-arbitro in una gara tra studenti universitari. Mariano rimane folgorato da quel programma e a colpirlo particolarmente è il conduttore: un uomo dai capelli argentati e dal particolare timbro di voce adenoidale, i cui gesti e le cui parole sono accompagnati da modi estremamente civili e cortesi. Il vezzo, poi, di inforcare e togliere continuamente i mezzi occhialini che porta sulla punta del naso lo rendono ancor più interessante agli occhi del giovane spettatore. Quell’uomo – che si chiama Luciano Rispoli - si muove con una certa dimestichezza davanti alle telecamere e sembra a proprio agio, come se si trovasse nel salotto di casa. L’appuntamento con Parola mia diventa per il giovane Mariano un impegno fisso e il giovane non fa che parlarne a tutti, con lo stesso entusiasmo con cui un adolescente racconta del suo idolo musicale o del suo attore preferito. Desideroso di vedere Rispoli alla conduzione di ogni tipo di programma, dalle previsioni del tempo al telegiornale, da Portobello a Domenica in, Mariano comincia a scrivere lunghe e accorate lettere a chiunque: a Maurizio Costanzo perché inviti Rispoli al suo famoso show, a Gigi Marzullo perché lo intervisti durante il suo programma notturno, ai responsabili editoriali di varie riviste e al direttore di Rai1 dell’epoca...
Se ne è andato in punta di piedi nel 2016 e, da quel momento, la sua personalità e le sue capacità professionali sono stati sepolti da uno strato di polvere che Mariano Sabatini - giornalista e scrittore che ha firmato programmi di grande successo per la Rai, Telemontecarlo e altri network internazionali, oltre ad aver scritto per i maggiori quotidiani, periodici e web - ha giustamente pensato di rimuovere, scrivendo un libro dedicato a colui che a ragione è stato spesso definito il “Signore” dei salotti televisivi. Il ricordo di Luciano Rispoli - il libro esce in concomitanza con il novantesimo anniversario della sua nascita - evoca immediatamente il garbo, la signorilità e la cortesia, caratteristiche ben lontane da quelle che invadono la televisione odierna, quella sguaiata nella quale solo chi urla riesce a bucare lo schermo e a lasciare un segno tangibile del proprio passaggio. Intelligente e lungimirante, Rispoli ha scoperto personaggi del calibro di Raffaella Carrà e Gianni Boncompagni, Paolo Limiti e Maurizio Costanzo e a lui si devono scelte coraggiose che hanno portato alla messa in onda di trasmissioni storiche tra cui Chiamate Roma 3131, per citarne una soltanto, fortemente rappresentativa di un modo alternativo e singolare di intendere il mezzo televisivo. Rita Forte, Melba Ruffo di Calabria, Anna Carlucci sono alcune delle figure femminili che hanno accompagnato Rispoli nei salotti televisivi in cui, soprattutto, si parlava di lingua italiana, di parole, di letture, di nutrimento per la mente e per il cuore. E corre l’obbligo di ricordare anche il professor Gianluigi Beccaria, lo storico della lingua nonché presenza fissa del celebre programma Parola mia, trasmissione tanto ricca in contenuti quanto catalizzatrice dell’attenzione del pubblico, anche giovanile, nel periodo della sua messa in onda ed esempio di buona tv senza tempo né data di scadenza. Pignolo, ostinato e lungimirante, Rispoli diventa per Sabatini un mentore, una guida, il faro nel buio che gli indica il percorso da seguire per intraprendere quella professione da cui, proprio grazie a “zio Luciano”, l’autore si accorge di essere attirato. Traspare, da ogni pagina del volume - che è insieme un tuffo nella memoria per i lettori over quaranta e cinquanta, nonché un’ottima occasione, per le giovani generazioni, per conoscere un gentiluomo della TV e un vero pioniere - l’ammirazione e l’affetto nei confronti di un uomo del quale, accanto al cammino professionale, con le sue luci e le sue ombre, Sabatini tratteggia con cognizione di causa i percorsi di vita, inclusi quelli più privati e meno noti. Una lettura interessante, una toccante dichiarazione d’affetto e di stima, lo spaccato di un periodo storico-culturale ricco di energia e un accurato ritratto di uno scampolo, importante, della storia della Rai.