
30 novembre 1950. Milano. Mario vede le goccioline librarsi per aria prima di ricadere lente. Alcune sono di sangue e altre di sudore e saliva, mescolate a un pezzo di dente. La testa si è torta verso sinistra e il paradenti è volato via. L’avversario si china verso di lui e il colpo che gli arriva all’altezza del plesso solare lo fa ricadere sui talloni. Poi è come se la terra lo inghiottisse e si richiudesse sopra di lui. Dopo che Anselmo lo ha soccorso e lasciato da solo seduto sulla panca, Mario si tiene la testa tra le mani e pensa che un uomo non piange mai, specie se si tratta di qualcuno che, come lui, ha fatto la guerra e la Resistenza ed è stato incarcerato a San Vittore. Si solleva dalla panca, prepara la sacca con dentro i suoi stracci, si passa la vegetallumina sui lividi, un po’ di acqua di colonia per mascherare l’odore di sudore ed esce. Il paesaggio che lo accoglie è ridotto in ruderi. Il vento solleva la polvere delle macerie che ancora ingombrano la zona dopo il bombardamento dell’estate 1943. 1 dicembre 1950. Milano. Greta Morandi ha appena discusso la tesi di laurea. Indossa un tailleur color panna acquistato per l’occasione, ha i capelli raccolti in una coda e attende “il verdetto” insieme al padre, alla sua seconda moglie e ai fratelli Luca, anatomopatologo, e Maddalena, carriera scolastica poco brillante ma abilissima a rubare alla sorella, negli anni del liceo, qualsiasi giovane le piacesse. Il professor Barenghi, qualche minuto fa, le ha detto di aver apprezzato la sua capacità oratoria, ma le ha consigliato di evitare di perdersi in inutili astrazioni: quando sarà impegnata in tribunale, il suo compito sarà quello di garantire la miglior difesa possibile ai suoi clienti. Null’altro. 4 dicembre 1950.Gilda conosce bene i campi di periferia e le baracche, perché le ha abitate per anni. E anche quando ha finalmente potuto permettersi di andare a vivere a Milano, non ha mai fatto l’abitudine alla città e la nebbia le è entrata dentro, confondendole ogni ricordo. Stasera ha accettato l’avventura che sta vivendo solo per soldi, per poter guadagnare in una sola sera quello che Madame le darebbe in un mese. Gilda guadagna più delle amiche rimaste in fabbrica e ogni tanto deve assecondare le richieste di clienti un po’ stravaganti, come quello che stasera la sta conducendo non si sa bene dove tra campagna e desolazione. Quell’uomo non le piace e, soprattutto, non le piace il suo odore…
Macerie che sembrano ferite di guerra e imbrattano una città che attraversa un momento delicatissimo, quello del dopoguerra, in cui la voglia di ricostruirsi fa a pugni con un tessuto sociale complesso, in cui miseria e fame sono fili di una ragnatela che avviluppa parte della popolazione. Case crollate, periferie destinate agli sfollati si alternano al centro città, la zona in cui il desiderio di ricostruire si è fatto urgenza e i borghesi non si mescolano con gli emigranti, relegati a quartieri desolati e ammaccati. Questo è lo scenario all’interno del quale si muovono le vicende di Marlon e Greta, scritte a quattro mani da Erica Arosio e Giorgio Maimone, giornalisti che hanno pubblicato una serie di gialli ambientati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Il romanzo, in realtà, è un prequel e si snoda a partire dal momento in cui la giovane avvocatessa Greta - dotata di ottima arte oratoria e animata da un profondo desiderio di giustizia - conosce Marlon - Mario, in realtà - ex puglie ed ex partigiano. Insieme cercheranno di far luce su una serie di omicidi dei quali nessuno si sta interessando, perché le vittime sono “carne da orinale”. Si tratta infatti di prostitute, donne che, si sa, per molti non valgono niente. E non importa che abbiano deciso di abbandonare la fabbrica e dedicarsi al mestiere più antico del mondo per fame; l’unica cosa che interessi - nella Milano degli anni Cinquanta che tenta faticosamente di risorgere dalle proprie ceneri - è che non pagano tasse, non votano e, quindi, non meritano che si aprano indagini per scoprire quale mistero si nasconda dietro la morte di alcune di esse. Greta e Marlon, tuttavia, non ci stanno e cominciano la loro personale indagine privata - non priva di difficoltà, passi falsi e scomode scoperte - per smascherare la vera natura di chi si macchia di omicidi tanto efferati quanto ignorati. Apparentemente fragile, ma determinata e piena di grinta, Greta trascina con sé, nella ricerca del colpevole, anche Marlon, uomo che si discosta in maniera netta - per fortuna - dal profilo maschile dei personaggi che abitano il romanzo. Il classico uomo del periodo è descritto come una figura scialba e decisamente gretta, capace di trovare la propria dimensione tra bordelli e alcool, in una realtà in cui la donna diventa pura merce in grado di soddisfare il proprio piacere guasto e perde ogni traccia di dignità. Con una scrittura avvincente, Arosio e Maimone trasferiscono sulla pagina il loro evidente amore per Milano, protagonista silenziosa, ma significativa e pregnante, del romanzo e offrono al lettore una vicenda densa, che incuriosisce e appassiona.
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