
Angelo Siino ha ripetuto le sue generalità così tante volte al cospetto di Corti e Tribunali che sembra non riconoscerne più il significato profondo. Quello legato alla sua personalità, alla sua identità. La sua vita comunque è segnata alla nascita: venire al mondo a San Giuseppe Jato, in una delle famiglie più in vista di Cosa Nostra, significava crescere con i racconti delle imprese di Giuseppe Celeste, suo nonno ucciso a soli trentanove anni. La sua morte chiamava vendetta. Angelo da subito accompagna lo zio Salvatore Celeste, memoria storica ed erede del potere, nei suoi viaggi di affari, conoscendo e frequentando i capi più noti della criminalità organizzata siciliana. Angelo è orgoglioso di far parte di un’organizzazione così potente da arrivare anche oltre oceano. L’idillio e la bella vita condotta fino a quel momento sono però interrotti dalla decisione di mandarlo a studiare in un collegio dei Salesiani. Anche per allontanarlo dal paese. Un anno dopo è a Palermo a studiare, da esterno, a Villa Ranchibile. La scuola della nobiltà e della borghesia ricca di Palermo. Tra i suoi contatti, i gemelli Dell’Utri. Le frequentazioni dai Salesiani e quelle in giro con lo zio Salvatore, nonostante le profonde differenze, coabitano, anche a distanza di anni, nella vita di Angelo "uomo di mondo". Una vita votata al lusso e ai soldi, fatta di auto e di armi da collezionare. Ma soprattutto di appalti e soldi pubblici…
Angelo Siino, il più famoso pentito di mafia, "metà gentiluomo e metà mafioso", come egli stesso si definisce, ripercorre come in un film tutta la sua vita. Rivivendo gesti e rituali, tradizioni e consuetudini che costruiscono la spina dorsale di una cultura, quella mafiosa, radicata quanto ramificata. La mafia che racconta Siino, quella interessata ai "picciuli", non è solo stragi e omicidi, ma si rivela legata fortemente alla politica (locale come nazionale). Di questo Siino è testimone. È noto infatti come "Ministro dei Lavori Pubblici di Cosa Nostra" ed indicato nel dossier dei Ros "Mafia e Appalti" come mediatore e personaggio di spicco, colui che ha tessuto le fila degli del sistema che è alla base del potere mafioso, quello mafia-appalti. Mafia e borghesia, Cosa Nostra e Stato, criminalità e appalti pubblici. Il romanzo, ricco di aneddoti, raccoglie elementi processuali, testimonianze, fatti, luoghi e nomi, nella forma godibile (grazie anche allo stile asciutto e lineare dell’avvocato Alfredo Galasso) del racconto autobiografico. Si ritrovano luoghi celebri di Palermo, nomi noti della cronaca giudiziaria, riferimenti storici generali e della storia locale. Non ci si aspetti però l’ennesimo romanzo che parla di fatti di mafia. La lettura degli eventi rivela una prospettiva nuova: quella delle piccole cose, dei piccoli gesti, della quotidianità. Dell’ordinario. Che atterrisce. Atterrisce perché (anche questo) è un male tristemente banale.