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Mai fidarsi delle apparenze

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Adesso. Due uomini e due donne, che la cameriera del bar in cui sono accomodati sospetta essere fratelli, tardano a fare il loro ordine, troppo presi dalla conversazione in cui sono impegnati. La ragazza si ritrova ad ascoltare il loro discorso e ben presto capisce che si tratta di qualcosa di estremamente serio e, soprattutto, estremamente privato. Da più di una settimana i quattro non hanno notizie della loro madre, che sembra scomparsa nel nulla insieme alla sua bicicletta nuova. Il padre ha chiesto loro di non andarlo a trovare, perché “molto impegnato”. Si chiedono, quindi, se non sia il caso di denunciare la scomparsa della donna anche se, tecnicamente, prima di sparire aveva inviato loro “quel messaggio”. Ma, se si rivolgessero alle autorità, queste potrebbero sospettare del padre, perché pochi giorni prima i due avevano litigato. E, in effetti, non tutti i fratelli sembrano così convinti dell’innocenza dell’uomo. Quando finalmente la cameriera riesce a prendere l’ordinazione, uno di loro chiede agli altri tre se qualcuno abbia provato a mettersi in contatto con un’altra donna, che fino ad allora non avevano mai nominato: Savannah. Settembre scorso. Sono quasi le undici di sera e Joy Delaney sta ascoltando un podcast sulle emicranie con le costose cuffie wireless che suo figlio le ha regalato al compleanno. Nel frattempo, lotta contro la lavastoviglie per cercare di incastrarci dentro quanti più oggetti possibili e si distrae riflettendo sulla sua vita, finché suo marito Stan non le fa notare che qualcuno sta bussando alla porta. Dopo essere corsi ad aprire, si trovano davanti una ragazza con un taglio fresco, profondo e sanguinante sul sopracciglio destro. La giovane racconta loro di essere scappata di casa dopo aver litigato col fidanzato, che l’aveva conciata in quel modo, e di essere finita lì per caso. Solo dopo averla accolta, medicata, rifocillata con gli avanzi della cena e invitata a passare la notte nella loro casa, Joy le chiede il nome: Savannah...

Liane Moriarty, dopo averci tenuto con il fiato sospeso grazie ai suoi thriller Piccole grandi bugie e Nove perfetti sconosciuti, riadattati per il piccolo schermo con due stratosferiche interpretazioni di Nicole Kidman, torna con un nuovo romanzo. L’ambientazione è nella città natale dell’autrice, l’australiana Sidney, di cui si respira l’atmosfera marina attraverso le numerose descrizioni della spiaggia e del porto. Si ritrova anche lo stile tipico delle opere della Moriarty, con capitoli che alternano narrazioni nel presente e nel passato, in cui gli avvenimenti si intrecciano lasciando sempre qualcosa in sospeso al termine di ognuno. I punti di vista con cui vengono descritti i fatti sono molteplici, contribuendo ancora di più a creare la suspense attorno alla vicenda principale dell’intero libro: la scomparsa di Joy Delaney. L’idea di narrare molti dei capitoli ambientati nel presente, in cui le ricerche della donna e gli indizi sulla sua scomparsa si susseguono, dal punto di vista di persone estranee (la cameriera del bar, la segretaria dello studio legale o la cliente dello studio di fisioterapia) è geniale: il lettore viene bombardato dalle opinioni discordanti di tutti i personaggi che appaiono, anche solo per mezza pagina, rimanendone senz’altro influenzato. Il tennis è uno dei temi portanti dell’intero romanzo e le metafore sportive, accurate al limite dell’ossessione, ricorrono ovunque. Nonostante possano risultare forse un tantino eccessive, il talento della Moriarty sta nel riuscire a non tagliare fuori anche il lettore completamente digiuno di questo sport. Contribuiscono, anzi, a tratteggiare e caratterizzare perfettamente il profilo dei personaggi principali. Nessun particolare è mai lasciato al caso. Ogni singola frase ha un suo significato che, se al momento non viene colto, più avanti nelle pagine ricorre sicuramente all’interno di un ricordo, un pensiero o un’azione. Considerati i suoi illustri precedenti, però, si ha quasi la sensazione che, con questo libro, la Moriarty non riesca a raggiungerne i livelli. È un thriller che coinvolge sicuramente il lettore fin dall’inizio, ma lo molla proprio sul finale. Nell’ultima parte, infatti, si perde il ritmo ascendente e si scade un po’ troppo nella narrativa trita e ritrita dell’attualità contemporanea che nemmeno l’ultimo capitolo, con il suo nuovo guizzo di mistero, riesce comunque a risollevare.