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Malafemmena

Malafemmena

Teresa Severi, anziana vedova, è sola in casa. Le amiche con le quali si ritrova periodicamente per pregare e recitare il rosario se ne sono appena andate. Verso le otto e mezza la donna comincia a preparare la cena, mettendo a scaldare la pastina al sugo. Le uniche voci che si sentono nell’appartamento sono quelle che provengono dal televisore, sintonizzato sul varietà del sabato sera. Teresa apparecchia la tavola e mangia la sua pasta, concedendosi anche tre dita di vino rosso. Dopo aver mangiato, l’anziana donna si trascina verso la camera da letto e accende il lumino piazzato davanti alle foto del suo defunto marito Carmine, con cui ha condiviso più di cinquant’anni di vita, e del Santo Bartolo Longo di cui è molto devota. Teresa si stende sul letto, recita l’Ave Maria, bacia la medaglietta d’oro che porta al collo, regalo di Carmine in occasione del trentesimo anniversario di matrimonio, poi cade preda di un sonno profondo. Ad un tratto, Teresa avverte uno strano senso di oppressione, che la spinge ad aprire gli occhi: qualcosa la sta strappando con violenza al bellissimo sogno che stava facendo fino a quel momento. La donna avverte una sensazione di oppressione: le sembra di avere un peso simile a un macigno che le sta schiacciando il ventre, togliendole il respiro. Sempre più in preda al terrore, Teresa fatica a capire quello che sta succedendo, nel buio non riesce a mettere a fuoco le cose. La luce soffusa che proviene dalla lampada che tiene sul comodino le permette solo di intravedere la sagoma di qualcuno che le si è messo a cavalcioni e le sta togliendo pian piano l’aria. E mentre il suo corpo comincia a cedere, l’ultimo suono che Teresa percepisce è la voce del suo amato Carmine, che da molto lontano la sta chiamando a sé...

Gianluca Di Matola ha al suo attivo diversi racconti premiati in concorsi come il Premio Scerbanenco e Spoleto Calling, oltre al romanzo Pulcinella è cattivo che nel 2018 ha vinto il Premio GialloLuna NeroNotte per il miglior inedito. In questo Malafemmena ritroviamo la coppia di investigatori composta dal tormentato Boris Lorenzi e dalla sua collega Sara Venturi, questa volta alle prese con il caso di Teresa Severi, una anziana donna ritrovata morta nel suo letto. Un omicidio strano e per certi versi inquietante: l’assassino, oltre a non aver apparentemente preso niente dall’abitazione della donna e a non aver lasciato la minima traccia, ha infatti infierito sul corpo della sua vittima in modi che lasciano pensare a uno strano rito satanico. Da questo punto di partenza si dipana un’indagine che porterà Boris e Sara a fare i conti con la crudeltà che si nasconde dietro i vicoli di Napoli, luoghi che la penna di Di Matola ci restituisce in tutta la loro consistenza materiale. Anche quando la narrazione tocca particolari che potrebbero sembrare macabri e grotteschi, l’autore riesce a evitare ogni sorta di compiacenza morbosa, limitandosi a descriverci la realtà dei fatti senza mai volersi ergere a giudice o censore. Lo stesso atteggiamento è mantenuto anche quando si tratta di accennare al passato doloroso di Boris, un elemento che contribuisce ad avvicinarci ancora di più al personaggio senza mai appesantire eccessivamente il filo del discorso. Nel complesso un libro riuscito, che si lascia leggere con piacere e che conduce con abilità il lettore fino al colpo di scena finale, che arriva in modo del tutto spiazzante a gettare una luce diversa sull’intera vicenda.