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Maleficia - Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento

Maleficia - Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento

Don Aquilante Rocchetta è un uomo colto, come nell’epoca rinascimentale in cui vive ci si aspetta da una figura del suo rango, scevro da superstiziose credenze. Eppure, Don Aquilante Rocchetta si fa portavoce, nel contesto del suo pellegrinaggio in Terrasanta, dell’esistenza dei cosiddetti zaccali, creature dall’aspetto di lupo che imitano malevolmente la voce umana per attirare a sé vittime ignare di cui si nutrono; certo questi zaccali devono corrispondere a creature dalle simili capacità descritte da Plinio e Aristotele e, si sa, se lo dice Aristotele... Don Aquilante non è un caso isolato nei secoli rinascimentali: raffinati uomini di cultura, umanisti illuminati si mostrano più che propensi ad accogliere come vere storie inaudite di magia e stregonerie, storcendo al contempo il naso di fronte al gusto di medievale memoria per i mirabilia, frutto di superstiziosa ignoranza non consona all’uomo Rinascimentale. Il comun denominatore sembrerebbe proprio essere la riscoperta e lo studio degli autori classici: la loro voce diventa incontestabile verità, preziosa testimonianza di cui gli studiosi devono far tesoro, linea guida nella disamina dei processi per stregoneria di cui sono costellati i secoli XV e XVI...

L’argomento della caccia alle streghe è tanto affascinante quanto inflazionato. Puntualmente, quando si cita un rogo di streghe, nella memoria collettiva spuntano immagini di gusto medievaleggiante, con il volgo plaudente che esulta – assetato di sangue - di fronte alla condanna e alla tortura di innocenti fanciulle di aspetto virginale. Tuttavia, non è nel medioevo che le cacce alle streghe più violente avvengono, bensì durante il Rinascimento. Non nei secoli cosiddetti bui, ma in quelli della luce. Marina Montesano imposta il suo saggio su questa apparente contraddizione, individuando come elemento chiave la ripresa in epoca umanistica dello studio della letteratura classica – citata in abbondanza nei testi di inquisitori, fautori della lotta contro la stregoneria, dotti religiosi. Le antiche storie di striges e maleficae non sono più solo storie, ma vengono considerate vere e proprie testimonianze di un pericolo da estirpare. Il saggio è una lettura obbligata tanto per gli amanti della letteratura antica quanto per quanti nutrono interesse per la storia della stregoneria, offrendo un punto di vista integrato e suffragato da un ricco corredo bibliografico. Il risultato è una lettura sì accademica, ma non farraginosa, che offre interessanti spunti di riflessione sulla correlazione tra lo studio della letteratura antica e una controintuitiva recrudescenza delle passioni più barbare, tanto – ironicamente – contestate dagli studiosi di età rinascimentale.