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Maleficium

maleficium

Davanti al confessore, al di là della grata, c’è un uomo dal volto sfigurato, ha una protesi di cuoio al posto del naso e ha perso l’olfatto. Nella testa, però, conserva un aroma unico, inebriante, capace di scatenare emozioni violente. È un mercante che, stanco di viaggiare, ha aperto a Parigi un negozio di spezie di qualità eccellente. In precedenza – racconta – ha viaggiato a lungo, fino a scoprire l’aroma più prezioso e costoso del mondo, lo zafferano ricavato dal Crocus sativus. Per dedicarsi al commercio di questa spezia straordinaria era andato in Kashmir, dove se ne coltiva la migliore qualità. L’incontro con una strana ragazza dal labbro leporino gli aveva cambiato la vita. Lei era bellissima, era una mistica che, al venerdì, riceveva stigmate che emanavano un profumo intenso e intrigante. In particolare, da una delle cinque piaghe, quella che si trovava più in basso sullo splendido corpo, colava un liquido arancio intenso dal profumo stordente… Dietro la grata c’è un medico, costretto a nascondere il viso deturpato sotto uno strato abbondante di trucco. Al confessore vuole raccontare le vicende che lo hanno condotto a Zanzibar, al seguito di un diplomatico inglese come suo medico personale. Il fascino della città lo aveva trattenuto anche quando il gentiluomo, preoccupato per il diffondersi di una epidemia di colera, era tornato in patria. A Zanzibar aveva vissuto bene e ben remunerato dal sultano, grazie alle sue capacità professionali e alla sua umanità, rivelatesi prodigiose entrambe durante l’epidemia. Ad una festa, l’uomo aveva conosciuto la giovane protetta di un lord inglese e di sua moglie, una stranissima ragazza con una malformazione congenita al labbro superiore, dal grande fascino misterioso accentuato da una schiena incredibilmente lunga, come se avesse più vertebre del normale. Ossessionato da quella ventenne, il medico si era ritrovato ad approfittare di una combinazione di eventi che gli aveva permesso di soddisfare quella curiosità che lo affascinava ormai tormentosamente: cosa nascondeva oltre l’osso sacro quella bellissima ed enigmatica giovane donna?

La canadese Martine Desjardins – che abbiamo conosciuto in Italia nel 2021 con il precedente Medusa sempre grazie ad Alter Ego Edizioni – è maestra di queste storie conturbanti, al limite del surreale, nelle quali una scrittura barocca ma semplice ed elegante conquista il lettore attraverso meraviglia e stupore crescenti, fino a che le lussuriose spire del peccato, e della punizione in contrappunto che ne consegue, lo avviluppano con il piacere sensuale delle letture misteriose e intriganti. Ancora una favola nera o, meglio, deliziosamente weird, impreziosita dal lessico ricercato e raffinato, peculiare di questa autrice quebecchese che abbiamo apprezzato in Medusa. Inevitabile sottolineare, subito e di nuovo, il prezioso lavoro di traduzione di Ornella Tajani, capace di mantenere la singolarità linguistica ed espressiva di Desjardins. L’avviso al lettore che apre gli otto capitoli della storia strizza l’occhio all’espediente letterario classico del manoscritto ritrovato, manoscritto che, a sua volta, si ispira per espressa dichiarazione dell’autrice al famigerato Malleus Maleficarum, il più noto dei tre trattati sulle streghe pubblicati nel XV secolo. Si tratta di una storia fascinosa e inquietante che coincide con le singole confessioni di sette uomini, raccolte nel manoscritto sacrilego Maleficiumda colui che le ha ascoltate nella Montreal del XIX secolo, l’abate eretico Jérôme Savoie, colpito da sordità nello spirito del contrappasso che connota ognuna delle storie che si dipanano nei sette capitoli più uno. Sfidando la sacralità del segreto confessionale, il prete rivela le confessioni di questi sette personaggi, vittime del subdolo incanto di donne diverse ma misteriosamente uguali che, soltanto a conclusione, ricompongono un ritratto che è un unicum tanto complesso e sfaccettato quanto malefico. Tutti loro saranno colpiti da deformità o malattie ugualmente invalidanti e fonte di grande sofferenza. Meraviglioso peccato e dannazione infernale per i sette uomini – ognuno vittima del proprio vizio nascosto, tutti dominati dalla ambizione e dalla passione sfrenata – questa figura femminile si crea sotto gli occhi affascinati del lettore, trascinato attraverso storie che ribaltano il senso del sacro, pur attraversandolo con citazioni e riferimenti più o meno espliciti ai testi biblici, ma tutti al limite del blasfemo. Lo stigma diabolico del difetto fisico congenito, il labbro leporino, è una delle ossessive costanti che rivelano il perverso femminino e si aggiunge ad altre costanti, quali le atmosfere esotiche d’Oriente dense di profumi inebrianti e colori caldi d’oro, di tramonti rossi sangue e sabbia candida bollente o il torbido richiamo della carne che pulsa sordo e ostinato anche quando resta sottotraccia. Questi e altri evocativi elementi rappresentano paradigmi in cui sacro, profano e diabolico sfumano uno nell’altro senza confini precisi. L’umano e il mostruoso – talvolta inteso nel senso etimologico di “meraviglioso, fuori dall’ordinario”, talaltre nel significato di “spaventoso, orribile” – si mescolano quasi senza che il lettore se ne renda conto. Sette confessioni, sette monologhi, sette storie in cui ci sono chiese sotterranee, larve disgustose, meravigliosi capelli rossi, pesci enormi, lingue biforcute, eziologia del colera, esche stupefacenti dagli ingredienti rivoltanti, ambizioni peccaminose da espiare, citazioni bibliche all’interno di cornici disturbanti, immagini dal significato blasfemo, come luridi vermi che divorano sull’altare ostie consacrate. “Maleficiumè una celebrazione orgiastica dei nostri cinque sensi” ha scritto la stampa canadese all’uscita del romanzo, una definizione dannatamente vera, perché ad ogni senso umano è legato un vizio perverso da scontare come un peccato irrinunciabile. Di chi sarà l’ottava confessione? Al lettore scoprire il tassello finale che dà il senso a tutto. Desjardins scrive di nuovo un libro originale, diverso e in certo modo idealmente legato al precedente. Ancora una volta la protagonista è una donna e ancora una donna affetta da una deformità ma anche dotata di un fascino crudele e spietato che usa senza rimorsi per ottenere vendetta e per punire senza pietà il dolore sofferto da bambina, proprio come la giovane protagonista di Medusa. Ancora una volta un romanzo per chi è in cerca di personaggi femminili fuori dall’ordinario, spietati e fragili, feriti e vendicativi. Mostruosi e meravigliosi, che – come si è detto – è etimologicamente piuttosto una sinonimia e non necessariamente un ossimoro.