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Manodopera

manodopera

Al supermercato, i clienti sono come assatanati. Ce ne sono due tipi, di clienti. Ci sono quelli seri, che entrano, comprano lo stretto necessario senza starci troppo a pensare, poi pagano e se ne vanno via. E poi ci sono tutti gli altri: quelli che usano la scusa della spesa come momento di riunione; quelli che mettono in disordine tutto ciò che trovano sul loro passaggio: frutta, verdura, detergenti, carne, biscotti e chi più ne ha più ne metta. Della stessa pasta sono fatti i clienti che, una volta varcate le porte, abbandonano i bambini a loro stessi, permettendogli di mettere a ferro e fuoco il supermercato. L’impiegato deve allora fare appello a tutta la calma che ha in corpo per non perdere il senno, stretto da un lato dal divieto di maltrattare i piccoli, dall’altro da quello di mantenere l’ordine, pena il licenziamento da parte dei diabolici supervisori. Opposti ai bambini si trovano gli anziani. Gli anziani, secondo l’impiegato, vanno al supermercato ad ammazzare il tempo che gli resta da vivere. All’interno del gigantesco magazzino, i vecchi vengono umiliati da tutti, persino dai clienti migliori, che impazziscono per il tempo che perdono in coda a causa loro. L’unico che non può offenderli è l’impiegato, ma lui è ormai diventato un automa a furia di stare lì dentro, incorporando tutte le azioni necessarie a svolgere il suo dovere impeccabilmente…

A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del ventesimo secolo, un gruppo di economisti cileni, laureatisi a Chicago sotto la guida di Milton Friedman (premio Nobel per l’economia nel ’76) e Arnold Harberger, fanno ritorno in Cile andando a occupare diverse posizioni di spicco nel governo. Al governo, o meglio, al potere, in quel momento ci sono Pinochet e il suo regime autoritario. Gli economisti, conosciuti meglio con il soprannome di Chicago Boys, hanno il compito risollevare l’economia cilena: dunque deregolamentazione, privatizzazione e diverse altre politiche di mercato che ne conseguono. Mentre i Chicago Boys aprono sostanzialmente le porte alle multinazionali americane, Diamela Eltit fonda, assieme al poeta Raúl Zurita, il collettivo CADA (Colectivo de Acciones de Arte), che lotta per la riformulazione dei circoli artistici sotto Pinochet. È il 1979 e Diamela Eltit, scrittrice e professoressa, ha 35 anni. Nel 2002 Diamela di anni ne ha 55 e decide di interrogarsi sulle conseguenze della politica economica neoliberista di cui sopra: esce Mano de obra (Manodopera). L’opera, divisa in due sezioni, un ibrido tra una testimonianza e un romanzo, condanna fermamente le condizioni imposte dal capitalismo e dal neoliberismo. Per la Eltit, gli impiegati del supermercato – lato sensu tutti gli impiegati – sono degli individui depersonalizzati dall’azienda per cui lavorano, alienati dal mondo in cui vivono e costretti a interpretare una vita che non è la loro. Inoltre, sono perennemente seguiti e sorvegliati da telecamere e supervisore, delle entità a metà tra il Grande Fratello orwelliano e il Truman Show di Peter Weir. Per dirlo con le parole della traduttrice (ma anche accademica e scrittrice) Laura Scarabelli, “il corpo è ridotto a resto organico, sottomesso a una catena infinita di leggi e norme capaci di misurarlo e riorganizzarlo, selezionarlo, catalogarlo, sanitizzarlo, renderlo visibile o invisibile, pronto per essere venduto o mero materiale di scarto”.